A pag. 9 del Corriere della Sera di oggi Roberto Bagnoli offre un resoconto dell'intervento che il ministro Sacconi ha tenuto ieri al Meeting di Rimini. Leggiamo:
«Penso sia opportuno lanciare un manifesto per la vita, la sussidiarietà e l'antropologia positiva». Maurizio Sacconi, ministro del Welfare e in questa occasione guru delle energie del fare, offre alla platea ciellina del Meeting un piatto ricco e particolarmente succoso. «Al di là delle parole difficili – continua – vorrei che nella società si cominciasse a riflettere sulla negatività della sfiducia, del pessimismo». Per questo Sacconi, tra ondate di applausi entusiasti del popolo di don Giussani, fa un «appello a credenti e non credenti uniti da una comune concezione della laicità adulta» [...] «Su questi temi ampi, come sulla biopolitica, ma anche sul federalismo, giustizia e riforma universitaria – precisa – è possibile trovare in Parlamento una maggioranza più ampia». Il suo messaggio è rivolto soprattutto al mondo cattolico ma non solo. «A tutti coloro che hanno una sensibilità verso la positività, verso il fare e non per gareggiare e basta».
Quando leggo cose simili, divento un misantropo assoluto e penso che sarebbe opportuno attaccare sul groppone di ogni essere umano un manifesto per la morte, per l'egoismo e l'antropologia negativa. Sono occasioni, queste, in cui divento volentieri un guru della catalessi, del nirvana, dell'annullamento dell'io, soprattutto dell'io di chi fa discorsi come quello di Sacconi e di chi lo riporta senza provarne ribrezzo. Ecco allora che io, alla platea ciellina, più che un piatto ricco, non potrò offrire altro che la mia bile, i miei succhi gastrici, il mio vomito. Parole difficili, terribili le mie, dato che sento la necessità, l'urgenza di scuotere le coscienze inebetite che ancora sono disposte a berla sulla fiducia e sull'ottimismo dell'uomo verso l'uomo. Balle, son tutte balle: guardatevi in faccia e piangete, disperatevi, urlate, strappatevi le vesti e scappate da simili congregazioni pestilenziali per l'animo umano. La laicità adulta? Credenti o non credenti, ascoltate il mio d'appello: andate a farvi fottere, o meglio, andare a fottere il vostro prossimo, ma con delicatezza, con garbo, che fottere è l'unico modo certo per godere in questo pazzo mondo di castrati mentali che voglion fare fare fare fare:
Con quali azioni invece di canzoni
Chiara faremo la tua notte nera
Terra che bruci, terra che dolori
Tristezza d'uomo, malattia d'uomo?
Fare dolore è tutto il vostro fare:
Se tu hai guardato in una faccia d'uomo
Non fare niente; fare bene è non fare.
Guido Ceronetti, Compassioni e disperazioni, Einaudi, Torino 1987