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Fare Ricerca a Edinburgo

Creato il 16 giugno 2014 da Fugadeitalenti

Sono andata via dall’Italia nel 2012, con l’idea che sarei tornata. Ora sono quasi convinta che non tornerò. Quando ho toccato con mano cosa significhi avere opportunità, vivere in uno Stato che -semplicemente- funziona ed è trasparente nei confronti del cittadino, beh – ho maturato la convinzione che questo mi piace di più, rispetto a ciò che mi sono lasciata alle spalle“: si presenta così Lara Campana, 30 anni, ricercatrice post-doc nel settore biomedico a Edinburgo, Scozia.

La sua è una storia “classica”, all’interno della categoria della “fuga dei cervelli”: ligure di origine, si trasferisce a Milano dopo la maturità, per studiare Biotecnologie Mediche e Farmaceutiche. Completa la laurea triennale, poi si iscrive a quella specialistica, focalizzandosi sulla ricerca di base.

Fin qui tutto bene: i problemi cominciano con il dottorato, che comporta i primi sacrifici: le ore passate in laboratorio non si contano, lo stipendio non è paragonabile a quelli che si possono avere all’estero, la situazione emergenziale è una costante. E i colloqui in azienda non restituiscono prospettive migliori…

Le ho provate tutte, per rimanere e dare il mio contributo: ho lottato e stretto i denti, ma alla fine me ne sono andata. Qualcuno la definisce “la scelta facile”. Non lo è, spesso ti guardi indietro con amarezza, pensando a cosa potrebbe essere, ma non è stato“: così Lara motiva la sua scelta di emigrare – che finisce per accomunarla a tanti altri compagni e compagne di studio, che come lei hanno fatto le valigie…

La selezione per la Scozia è dura, ma Lara la passa, lasciandosi finalmente alle spalle la “claustrofobia” del mondo della ricerca italiano. “Mi fa male capire che qui in Scozia sono rispettata per il lavoro che svolgo, perché ne viene compreso il valore, mentre in Italia mi dicono: “poverina, disoccupata tutta la vita” – oppure, “non sarai mica una di quelle che squarta gli animali?“, riflette lei dal profondo Nord europeo.

Ospite della puntata è Sonia Levi, professore associato presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università San Raffaele di Milano. La professoressa Levi è stata tra i docenti che più hanno aiutato Lara, nella sua esperienza italiana: con lei commentiamo la storia della settimana, e allarghiamo lo sguardo a come creare le condizioni per trattenere qui i nostri migliori cercelli.

Nella rubrica “Expats” vi parliamo di un libro di recente uscita che analizza da vicino, attraverso il racconto di sette storie, i motivi della fuga -ma anche del ritorno- dei nostri giovani talenti. Ne parliamo con Stefano Semplici, autore di “Italia no, Italia forse”.

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La discussione di giugno: Perché non abolire gli ordini professionali, come primo passo per aiutare i giovani ad accedere più liberamente al mercato del lavoro? Quanto -secondo voi- l’eliminazione di questo residuo corporativo potrà portare anche chi non è “figlio di” a restare in Italia? Senza dover necessariamente emigrare, perché non proviene dalla famiglia giusta?

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Alla prossima puntata: sabato 21 giugno, dalle 13.30 alle 14 (CET), su Radio 24. Vi aspetto!



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