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Farli ammalare non ci guarirà

Da Eloisa @EloisaMassola
Parte I: la situazione attuale in Italia e la raccolta firme promossa dalla LAV
Dopo la campagna dello scorso anno contro i test sugli animali per i cosmetici e i prodotti d'igiene e bellezza, la LAV torna in piazza per dire no all'utilizzo degli animali in ambito scientifico.
Il "caso Green Hill" ha attirato l'attenzione dell'opinione pubblica sulla sorte dei cani beagle allevati per scopi di vivisezione nello stabilimento di Montichiari; ma non sono solo i cani a fare le spese di questi esperimenti sadici e crudeli.
Farli ammalare non ci guarirà
Allo stato attuale, in Italia si possono contare circa 600 stabulari. Le deroghe sono in aumento [1], così come il numero dei primati utilizzati. (Proprio oggi la LAV ha pubblicato sul suo sito il link alla pagina di protesta riguardante il trasferimento di 900 macachi al laboratorio Harlan.)
In aumento anche gli attacchi alla corrente antivivisezionista: si moltiplicano infatti i blog e i gruppi e le pagine Facebook pro-vivisezione, che diffondono informazioni sbagliate sull'utilizzo degli animali per fini scientifici, facendosi portatori di retrograde posizioni speciste. Inoltre occorre rilevare che manca un reale interesse da parte del "Centro di referenza nazionale per i metodi alternativi" verso il replacement e la sostituzione degli animali con tecniche più all'avanguardia ed efficaci.
Le più importanti associazioni animaliste nazionali (tra cui anche la LAV) stanno lavorando affinché la direttiva UE 2010/63 venga recepita in maniera proficua a livello nazionale, attraverso l'inserimento di alcuni punti nodali:
• l'implementazione di metodi alternativi all'utilizzo degli animali "da laboratorio";
• il divieto di allevamento di cani, gatti e primati "da laboratorio" in Italia; [2]
• una rigida regolamentazione per gli organismi genetificamente modificati;
• il divieto di utilizzo di animali vivi per fini didattici e bellici;
• il divieto di sperimentare sugli animali senza previa anestesia e/o utilizzo di analgesici;
• l'obbligo di controlli frequenti, anche senza preavviso (attualmente avvengono sempre dopo aver avvertito il laboratorio di una prossima ispezione e su un numero ridotto di stabulari);
• l'istituzione di una banca dati dove condividere e pubblicare i risultati di tutti gli esperimenti effettuati sul territorio nazionale [3];
• l'impiego di sanzioni realmente dissuasive nel caso in cui vengano riscontrate irregolarità e inadempienze da parte dei laboratori di ricerca e sperimentazione.
Farli ammalare non ci guarirà
La campagna nazionale promossa dalla LAV (che includerà la consueta vendita di uova di cioccolato), si prefiggerà di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'utilizzo degli animali in laboratori e stabulari e di raccogliere il maggior numero possibile di firme per:
• la petizione affinché l'Europa tenga fede alla scedenza del prossimo marzo 2013 come termine ultimo per la messa al bando di tutti gli esperimenti su animali riguardanti la produzione dei cosmetici (che può essere sempre firmata online a questo indirizzo Web);
• la petizione sugli esperimenti scientifici condotti su animali (di cui torneremo ancora a parlare su queste pagine).
La campagna è compresa nel più ampio panorama di azioni "no-vivisezione" promosso da ECEAE, la coalizione europea di associazioni animaliste che si prefigge la messa al bando totale degli esperimenti su animali.
Note:
[1] Gli esperimenti cosiddetti "in deroga" possono essere effettuati a fini didattici e senza impiego di anestesia, su cani, gatti e primati. Il loro aumento è significativo, se si pensa che dovrebbero (il condizionale è d'obbligo) essere regolamentate da disposizioni molto restrittive...
[2] Di questo si era già parlato su Natividad, nell'articolo Green Hill: davvero il governo si è mosso per mettere fine alla vivisezione?. Permangono le perplessità di carattere etico, riguardanti il fatto che altri animali potranno comunque essere importati per scopi scientifici nel nostro Paese.
[3] In questo modo si eviterebbe di ripetere un esperimento già realizzato, riducendo così il numero degli animali utilizzati.

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