l’articolo 22 giugno 2015 di ANNA PELLANDA
Il libro di Lymbery e Oakeshott Farmageddon
Il libro di Lymbery e Oakeshott Farmageddon[1] è un lavoro di grande coraggio che fa luce su un mondo di sconvolgente realtà. Il suo scopo è di smascherare la falsità che sostiene che la carne a basso prezzo sia prodotta per soddisfare la crescente domanda di cibo di origine animale sia nei paesi evoluti sia in quelli in via di sviluppo. Questa impostura è sostenuta da governi, banche, multinazionali, speculatori, scienziati, veterinari, grande distribuzione. Essa concerne gli immensi allevamenti intensivi di bovini, suini, pollame, ovini e pesci che a loro volta si reggono sulla monocultura di cereali, sulla produzione chimica di pesticidi e farmaceutica di antibiotici. Le sue conseguenze provocano gravi malattie all’uomo, inquinamento atmosferico e idrico, inaudite crudeltà agli animali. Data la pregnante varietà di questi argomenti essi sono ricondotti a una chiave di lettura, sottesa nel lavoro di Lymbery, ma non esplicitamente indicata. Essa punta al fallimento del mercato concorrenziale e alle sue due caratteristiche più dannose ovvero le diseconomie esterne e le informazioni asimmetriche considerate nella prima parte di questo lavoro. Essendo il mercato qui analizzato non di beni fisici bensì di animali, che sentono e soffrono come gli uomini, la problematica economica diventa morale e il fallimento che ne consegue è il fallimento dell’Etica; ad essa è dedicata la seconda parte di questo lavoro.
PRIMA PARTE:Il fallimento del mercato: Le diseconomie esterne
Le diseconomie esterne in regime di concorrenza di mercato sono definite costi sociali e sono a carico delle imprese inquinanti; nel caso degli allevamenti intensivi questo non avviene perché quasi ovunque, ricevono addirittura sussidi governativi beffando così due volte il consumatore: come consumatore e come contribuente, come commenta anche Lymbery. Qui a pagare sono l’uomo, l’ambiente, gli animali. La carne che proviene da animali tenuti in spazi ridottissimi, senza mai vedere la luce del sole, imbottiti di antibiotici e macellati in mattatoi terrificanti, è infettata da “molti batteri resistenti agli antibiotici. I dati parlano di 200.000 casi di campilobatterio e circa 109.000 di salmonella in UE” nel 2009 ma in realtà potrebbero superare i due milioni. Sempre in UE ci furono anche 3573 casi di ceppi tossici di Escerichia coli (E.coli), come la E coli 0157. Negli USA ci sono 9.400.000 casi di intossicazione alimentare ogni anno di cui circa un terzo di salmonella e il 15 per cento di campilobatterio”. “Cause principali sono la carne di pollo e di maiale e le uova” (pp. 174-179). Lo stesso “letame, un tempo un bene prezioso nell’agricoltura è ora un problema”(p.212). Non più assorbito dalla terra durante i pascoli delle bestie ma raccolto in immensi container sottostanti i pavimenti di cemento dei vastissimi allevamenti viene poi irrorato tre o quattro volte più del necessario in campi di mais. Quando piove viene portato fino ai fiumi e falde acquifere per arrivare infine agli oceani dove “alimenta il fiorire delle alghe; queste, a loro volta, impoveriscono di ossigeno l’acqua soffocando i pesci e la vita marina (cfr. tutto il cap.9). Anche l’aria è inquinata vicino alle sconfinate coltivazioni di soia i cui semi vengono imbevuti di pesticidi e creano effluvi chimici che provocano cancro ai polmoni, pancreas, fegato e testicoli (cfr. tutto il cap.11). Quanto agli animali non solo bovini, suini, polli ovini sono,le vittime sacrificali ma le api scompaiono per l’infestazione da fertilizzanti e pesticidi (pp.89-97), le farfalle per la distruzione delle erbe (per esempio dell’euforbia) di cui si cibano (pp.103-105), i piccoli pesci decimati per farne farina con cui nutrire polli e maiali (pp.111-112) o pesci più grandi come salmoni e trote detenuti in allevamenti-lager (pp.113-114 e cap.5).
Le informazioni asimmetriche
A tenere nascosto cosa avviene negli allevamenti intensivi sono per primi i proprietari che non consentono visite, come ben sanno Lymbery e Oakeshott quasi sempre respinti se non inequivocabilmente scoraggiati dal chiedere permessi di visita (p.184). Questi proprietari sono dei grandissimi produttori. Solo alcuni nomi: per il pesce sono Marine Harvest, Scottish Sea Farms, Lighthouse Caledonia e Grieg/Hjaltland (p.117), per i maiali la Gcm in Mexico (p.182; 189), per i pesticidi la Monsanto (p.272), per la farina di soia poche multinazionali (p.265). Sono degli oligopolisti che impiegano gli allevatori come “produttori a contratto” (p.233) e i lavoratori, “spesso al di sotto del salario minimo”, a numero di bestie “imballate” e di camion caricati (pp.235-6).I grandi produttori tengono nascoste le informazioni sui rischi che si corrono abbandonando la tradizionale rotazione delle culture a favore della monocultura di soia, mais, cereali per alimentare gli animali e dell’adozione di pesticidi e fertilizzanti per ottenere maggiori raccolti (p.307). I governi locali spesso li aiutano come successo in Bretagna a Saint-Maurice nel 2011 quando, per non danneggiare il turismo, la municipalità mise a tacere la tossicità letale (sugli animali) delle alghe nocive (pp.214-216).
Purtroppo anche i veterinari concorrono a tenere nascoste le informazioni tacendo, per esempio, sulle orribili ferite dei pesci d’allevamento (pp.115-117), sui maltrattamenti inflitti agli animali nei mattatoi da lavoratori ubriachi o drogati (pp. 146-149), mentre alcuni di loro sono “intimiditi affinché tengano la bocca chiusa” (p.149). Ma in genere i veterinari “sono asserviti alla macchina degli allevamenti intensivi”; contestare questa macchina “sarebbe un suicidio professionale” (p.155). A Lymbery e Oakeshott, che si sono documentati di persona su come funzionano queste fabbriche di immenso dolore per gli animali condotte da uomini attenti privi di ogni etica, va tributato un enorme debito di riconoscenza.
[1] P. Lymbery e I. Oakeshott, Farmageddon. Il vero prezzo della carne economica, (2014), Roma, Nutrimenti srl, 2015, pp. 411, euro 19.