Dunque anche in Italia potrebbe esserci un giorno la rivoluzione sanitaria digitale. Il condizionale è d’obbligo, perché da molti anni la via italiana all’eHealth è lastricata di conferenze stampa, proclami e annunci. Montagne che hanno ingoiato ingenti risorse e partorito topolini. La prossima mini riforma è attesa per venerdì 31 agosto, quando il Consiglio dei ministri potrebbe dare il via al Fascicolo Sanitario Elettronico (Fse), importante tassello dell’Agenda digitale promossa dal ministro Corrado Passera. Significa che – forse, chissà, speriamo – un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo dal rogo di carte e cartacce, il cui peso e il cui costo fanno affondare la sanità pubblica nazionale. Attenzione, quelle carte, quei timbri, quei bolli costituiscono il potere di una nutrita casta di politici, burocrati, medici e farmacisti. Lobbies che hanno sempre visto i bit come fumo negli occhi, hanno sempre resistito e resisteranno alle innovazioni che limitano i loro margini di manovra e ostacolano il malaffare. Che i costi della sanità pubblica italiana, lo sanno anche i bambini, sono determinati più dagli intrallazzi che dalle spese reali.
Non so se un giorno di quella pira l’orrendo foco avvamperà, e se potremo andare in ospedale, dal medico di famiglia o in farmacia con il nostro «codice identificativo univoco», se si dirà addio ai pezzi di carta stropicciati e alle fotocopie delle ricette mediche, perché tutta la nostra storia sanitaria sarà contenuta nel Fascicolo Sanitario Elettronico.
Cioè se la sanità pubblica sarà veramente dematerializzata in un «insieme dei dati e documenti digitali di tipo sanitario e sociosanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi, riguardanti l’assistito». In teoria sembrano tutti d’accordo, alcune regioni virtuose hanno già fatto passi importanti su questa strada. Ognuna però va per i fatti suoi. Manca la cultura delle best practices, cioè copiare da chi ha dimostrato di saperci fare e risparmiare tempo e denaro. Si, perché ogni regione spende soldi per progettare sistemi informatici “originali”, che non dialogano tra loro e spesso si rivelano fallaci. In fondo l’obiettivo è lo stesso: produrre risparmi e conseguire maggiore trasparenza e tracciabilità.
Le lobbies mettono le mani avanti. La riforma potrebbe subire ritardi rispetto alla tabella di marcia messa a punto dal ministero dell’Economia, che nel decreto del novembre 2011 ha fissato a dicembre 2012 il passaggio a regime della prescrizione online e il conseguente pensionamento della storico foglio «rosso» per la ricetta.
Al momento, infatti, nonostante la fase di sperimentazione sia stata avviata in quasi tutte le Regioni, rimangono ancora notevoli problemi di natura tecnica e molte sono le differenze tra le singole Regioni (Lombardia ed Emilia-Romagna sono vicine al traguardo) per pensare che i tempi possano realmente essere rispettati.
Non è un caso che già poco prima dell’estate i medici di famiglia avevano avanzato l’ipotesi di una proroga dei tempi, paventando difficoltà simili a quelle incontrate con l’avvio della riforma sui certificati medici online.
A complicare ulteriormente l’introduzione della ricetta elettronica, infine, sono arrivate le nuove norme sulla prescrizione dei farmaci, che potrebbero provocare altri ritardi.
Vedremo. Sul sito del Ministero della salute ci sono giusto le informazioni essenziali, a proposito del Fascicolo Sanitario Elettronico:
“L’orizzonte temporale di riferimento è l’intera vita di un cittadino. All’interno del FSE, inoltre, è fondamentale che sia contenuta una sintesi della storia clinica del paziente, il Patient Summary, in modo da rendere fruibili in maniera ottimale le informazioni necessarie. Accanto al Sistema di FSE è opportuno ricordare come sia necessaria l’implementazione dei sistemi di anagrafiche (dei medici e degli assistibili) e degli altri sistemi informatici. La sinergia di tutte le componenti, infatti, permette di sfruttare le potenzialità della sanità in rete realizzando un ventaglio di servizi in grado di incidere in maniera significativa sull’efficacia dell’assistenza in termini di appropriatezza clinica ed organizzativa oltre che sull’efficienza dei processi. Un aspetto importante da considerare riguarda poi il rispetto della privacy e la protezione dei dati personali del cittadino”.
Ce la faranno Balducci e Passera ad andare oltre la politica degli annunci?