“Fabrizio è un tipo da studiare con attenzione perché di tipi come lui s’è riempita a un certo punto piazza San Giovanni, perché è grazie a tipi come lui che i cinquecento violenti di via Cavour son diventati mille, eppoi duemila eppoi forse più. Perché è gente come lui -lanciatori di estintori in attesa di avere «relazioni passionali con una ragazza», come aveva scritto chattando su un sito- che ha tenuto in scacco la polizia per più di due ore, gente inebriata dalla sola idea dello scontro, dalla sola voglia di sfasciare vetrine e menare le mani e poi tornare al bar a raccontarlo agli amici.”
Non è un mostro Fabrizio. E’ un ragazzo come, purtroppo, ce ne sono tanti. Un ragazzo annoiato dalla vita e deluso nelle sue aspettative, un ragazzo che non vede davanti a sé un futuro e forse nemmeno cerca di vederlo, instupidito dalle amicizie simili a lui, dalla tecnologia, dalle droghe leggere o pesanti che oggi sono di uso tanto comune, da una vita fatta di ricerca esasperata del divertimento e null’altro. Sono piene le città e i paesi di questi ragazzotti indefinibili, dalla faccia per bene e dal corpo tatuato, di cui non si può dire nulla di male ma forse neanche nulla di bene. Ragazzi di scarsa cultura, dall’intelligenza assopita o atrofizzata, ragazzi pronti a menare le mani per qualsiasi cosa somigli ad un ideale, a qualcosa in cui credere purchè non costi troppo sforzo mentale. Dice ancora Cirillo:
“Il Pelliccia mescola citazioni di Hitler con Cicciolina e Rocco Siffredi, e alla bisogna richiama anche Jack lo Squartatore e il Mostro di Firenze, ma così, giusto per stupire. Sostiene di «vivere straniero nella mia nazione», di essere «emarginato perché odio lo stato» e solo in un passaggio ammette la verità: «Sono in guerra con qualcuno, ma non so con chi in realtà».”
Sono parole che leggo troppo spesso. Sono le parole che usano certi ragazzi che ben conosco e che ho descritto nei miei precedenti ragionamenti sull’argomento manifestazione di Roma. Li ho chiamati fascistini ma è riduttivo. Il fenomeno è molto più complesso. E pericoloso. Però volete farmi credere che questi ragazzi erano parte dei cosiddetti “indignati”? Volete dirmi che la loro partecipazione alla manifestazione è partita da una loro precisa volontà? O forse, visto il livello intellettuale, culturale, morale di questi personaggi, la loro volontà è stata abilmente manipolata da qualcuno che aveva tutto l’interesse a far sì che a Roma ci scappasse il morto? Er Pelliccia non lo sa, e per certo non lo sapremo mai nemmeno noi. Ma il sospetto resta forte. E la certezza è che i violenti di Roma tutto erano tranne che indignati.
Luca Craia