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Fashion mamme in ospedale

Creato il 06 aprile 2013 da Valentinap @mammeaspillo

Di ritorno dall’ospedale con la bimba con bronchite mostruosa, mi viene spontanea una riflessione sul l’abbigliamento delle mamme che soggiornano in ospedale coi loro bimbi. Lo so, mi accuseranno di essere frivola… Per fortuna lo sono, dico io! Sí perché – ahimè – parlo di cose di cui posso parlare. Tolto questo episodio di virus, che non è grave, se non per le complicazioni che può portare al cuoricino difettoso di mia figlia, io l’angoscia, quella vera, per la salute della piccolina l’ho provata e la provo spesso. Quindi non sono ionica o provocatoria quando mi scaglio contro le mamme in calze di spugna bianca e ciabatte ortopediche.

Vi racconto solo questo, senza soffermarmi troppo sui problemi, perché questo é un blog allegro, eccheccavolo. Ho visto la mia terza figlia per la prima volta due giorni dopo la sua nascita, attaccata a mille tubi e con un piedino con una buffa lucina rossa tenuta lì da cerotti troppo grandi. Quando mi sono auto-dimessa con tutti i dolori del cesareo e camminando storta per arrivare al Bambin Gesù, indossavo un mezzo tacco (quello a spillo no, ero troppo malconcia). Avevo coperto la panciera con una canotta oversize di Zara e pantaloni morbidi e mi ero data un po’ di colore con il trucco… Era la prima volta in cui io ed Eva ci incontravamo e non potevo essere impresentabile!

Nel tempo del suo soggiorno, quando io è il papà ci davamo il cambio, mi facevo doccia e capelli, leggevo giornali di moda, mi facevo i peli, mi mettevo lo smalto. Tutto questo mentre piangevo per il dolore a qualsiasi muscolo (fate un po’ avanti e indietro dopo 48 ore dal cesareo) e soprattutto mentre ero disperata perché quell’esserino io potevo amarlo più di me stessa, ma non potevo curarla o fare qualcosa perché stesse bene. Poi arrivava il momento di andare da lei e mi passavo la piastra sui capelli come se andassi ad un primo appuntamento. La vestivo e le abbinavo utile cuffiette di H&m come se dovessimo uscire e fare una passeggiata sotto il sole del Gianicolo. E, i assicuro, non ero l’unica… Perché a qualcuno sembrerà strano, ma nella disperazione l’unico modo per non impazzire è aggrapparsi alle cose frivole.

Con questo post rispondo a chi mi lancia l’accusa di essere “leggera” e di parlare senza sapere. Per fortuna lo sono!


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