È un po’ che non scrivo e qualcuno si sarà chiesto che fine avessi fatto….vero? Vero???
Anyway, oggi qualcuno mi detesterà. Oggi sarò, se possibile, ancora più schietta di quanto non lo sia stata fino ad adesso.
Io ricevo ogni giorno e-mails di persone che mi chiedono consigli su dove andare, come fare, a chi chiedere, come orientarsi per il vitto, l’alloggio, come trovare lavoro e via dicendo…in Australia. E’ tutto normale ovviamente, non c’è niente di male in tutto questo e se avete bisogno contattatemi pure che in un modo o nell’altro vi rispondo e lo faccio con piacere!

Per farvi capire meglio, vado a riassumere brevemente tali quesiti, che sono tutti giusti e nobili, ci mancherebbe, ma ve li scrivo tanto perché capiate poi dove voglio arrivare con il seguito del post.
Cara Maga….
Ma una volta che arrivo in Australia….cosa devo fare?
Come lo trovo un lavoro?
Ho un lavoro che si trova nella skilled list ma non so una cippa di inglese…mi consigli di tentare lo stesso?
Ho fatto il visto, è tutto a posto però c’ho come un dubbio: parto?
Ma una volta laggiù….cioè uno poi come si regola con la casa?
Ce la farò, secondo te, Maga?
E via dicendo….
Ora, non vi nascondo che, sebbene queste domande siano simili a quelle che mi sono posta io prima di partire…a me lasciano un po’ perplessa.
Nel senso: se si sta facendo la scelta della vita, se si vuole cambiare tutto e ricominciare da capo dall’altra parte del mondo, queste domande sono fin poche…..di certo chi compie un passo così gigantesco può forse curiosare in Rete ma poi si affida (mi auguro) ad agenti dell’immigrazione in grado di supportare ogni loro passo.
Chi invece, come me, tenta l’avventura per fare una meravigliosa esperienza, dovrebbe adottare un approccio diverso.
O meglio, è giusto porsi e porre queste domande…ma non perdete di vista il quadro generale, non fatevi prendere troppo dalla ansie altrimenti non partirete più.
Sarà solo invidia….sarà che io quando sono partita non ho trovato blog di questo tipo o migliori (autoreferenzialismo a manetta!

Mio padre me lo chiedeva spesso, soprattutto gli ultimi giorni prima della mia dipartita: ma quando arrivi lì come lo trovi il lavoro? E la casa? Come mangerai? Dove andrai? Chi sarai? Che farai?
E io rispondevo e non rispondevo, io ero già proiettata nella terra australe, non mi importava come ci sarei arrivata e cosa avrei fatto. L’importante per me era partire. Andarmene. Spiccare il volo.
VIA DA QUI.
E quel bassissimo istinto di conservazione (un essere umano medio si sarebbe studiato tutto sull’Australia e avrebbe divorato la Rete, come giustamente state facendo voi, prima di partire per l’altro capo del mondo) mi ha però permesso di partire senza pensarci troppo.
Perché più ti soffermi sui pro e sui contro, sui vado e non vado, sui m’ama e non m’ama del caso…più temporeggi e rischi di ritardare o annullare la partenza.
Farsi venire poi le crisi a pochi giorni dal grande volo….è davvero controproducente.
Mi sono arrivate richieste del tipo: parto la settimana prossima per Sydney, ho bisogno di sapere tutto sull’ Australia. E subito!
Alla faccia…ma svegliarti un po’ prima, no?

Se arrivate a Sydney e vedete che non vi piace, nessuno vi impiccherà per questo: potete sempre tornare a casa…lo sapevate? State rinunciando al lavoro sicuro per andare dall’altra parte del mondo? Allora in questo caso dovete agire diversamente: prendetevi tre mesi di aspettativa (se potete) o fate vacanze lunghe (non ne avete arretrate da smaltire??) e andate Down Under ad annusare l’aria e vedere se vi gusta. Girate, vedete, sondate e poi una volta a casa fate i vostri conti.
Se arrivate in Australia e vedete che ci mettete un po’ troppo per trovare lavoro…bon, valigia e a casa! Al massimo avete fatto una bella vacanza di tre mesi in un paese che non tutti hanno l’opportunità di visitare!
Non prendetevi impegni più grandi di voi solo per orgoglio: se ce la farete, sarà stupendo, se non riuscirete nell’impresa come speravate, sarà andata comunque bene per l’esperienza che avete fatto!
Uso una tipica espressione aussie per rendervi meglio l’idea: take it easy. Ma easy davvero.
Non dico che bisogna partire da sprovveduti come ho fatto io, ma qualsiasi ricerca farete, con qualsiasi persona che è già stata laggiù parlerete….vi darà sempre una visione parziale della realtà.
E qui ritorno sull’esempio di prima, su chi decide di andare in Australia forever e tentare una nuova vita: per quante informazioni riuscirete a raccogliere (ed è giusto farlo) non saprete mai fino a che non sarete laggiù come saranno davvero le cose.
Io ho conosciuto una coppia milanese, persone splendide, che hanno tentato questo grande salto: lui era nella skilled list, ha fatto tutte le carte per ottenere la permanent residency, facendola ottenere di diritto anche alla moglie. Erano innamorati dell’Australia, l’avevano visitata molte volte, avevano studiato tutto il possibile e l’immaginabile, soprattutto lui, un milanese doc che non gli sfugge nulla e si lamenta anche dell’”illamentabile” (Henry se leggi queste righe tu sai che io ti stimo profondamente

Queste, secondo me, sono le uniche domande a cui potete trovare una risposta più o meno certa:
Dove si trova l’Australia
Quante ore di volo ci vogliono per raggiungerla
Che visti sono disponibili
Diamo un’occhiata al mercato del lavoro ( e non: com’è il mercato del lavoro? Una risposta così non si può ottenere…è troppo generica…)
Diamo un’occhiata ai prezzi delle case
Facciamo due conti per vedere di non finire con le pezze al c…in poche settimane
Che livello di inglese abbiamo
Avete le risposte? Vi soddisfano? Allora sapete bene quello che dovete fare. Il resto, come si dice, lo scoprirete solo vivendo.
Io e tutti quelli che sono stati Down Under o sono ancora laggiù possono raccontarvi la loro esperienza personale, ma pretendere che questa valga come verità assoluta sull’Australia è un’assoluta ipocrisia. C’è chi ce l’ha fatta e chi invece, con le stesse carte da giocare, non c’è riuscito. Basta questo a farvi capire che se non provate voi in prima persona, non potete sapere davvero come stanno le cose.
Come hanno fatto secondo voi i primi immigrati italiani che sono andati in America? Non avevano internet, e molti di loro non avevano parenti o amici laggiù che potessero aiutarli. Eppure sono andati. Certo, in quel caso a fargli prendere la nave è stata la disperazione e non certo la voglia di esplorare un nuovo paese, ma spesso nelle vostre e-mails ho letto questa voglia, in un certo senso disperata, di andarsene dall’Italia. Siamo immigrati diversi rispetto a quelli sbarcati a Ellis Island? Non conosco la risposta, ma pure con tutte le tecnologie del caso di oggi, in quella che valigia che ci portiamo appresso ci abbiamo messo le stesse cose che ci misero i nostri predecessori: speranza e buona volontà.
E allora anche voi prendete l’esempio di coloro che sono partiti senza niente e nessuno ad aspettarli dall’altra parte dell’Atlantico. E che ce l’hanno fatta.
