Ci sono bambini che hanno visioni talmente surreali che poi ci pensi e tutto sommato sono solo loro che, anziché portare problemi, propongono soluzioni. Assolutamente impraticabili ma talmente folli che poi, a provarle, magari funzionano pure. Dimenticate le pagelle così così, le tonnellate di cacca che avete impacchettato nei pannolini usa e getta, la varicella che vi hanno attaccato il giorno prima del colloquio della vita, i letti matrimoniali affollati nei momenti potenzialmente più erotici, il vomito di latte in macchina, le partite di volley alle otto del mattino dall’altra parte di Milano, l’organizzazione delle cacce al tesoro multiplayer. Perdonate ai vostri figli tutto questo, portategli la carezza del Papa ma date loro una opportunità di salvare la situazione e cambiare il mondo. Saltiamo a piè pari i quarantenni, i trentenni, i ventenni, tutti quanti. Cancelliamo questa manciata di generazioni inutili che tanto non hanno speranza e ripartiamo da loro, dai decenni e rotti. Oggi uno di loro mi ha convinto che c’è solo un modo per interrompere i tumulti in corso in Ucraina e che tanto affliggono un suo compagno di classe di Kiev, qui in Italia per il lavoro dei suoi genitori. Tutti noi, tutti i cittadini dell’Italia e dell’Europa se non del mondo intero tranne che quelli ucraini, ovviamente, ché sarebbero di parte in un conflitto di interessi poco adeguato al momento. Questa massa di miliardi di abitanti del pianeta Terra dovrebbe riversarsi in quella piazza con il fuoco e le fiamme che vediamo all’ora di cena al tiggì. Sì, avete capito bene, prendersi qualche giorno di ferie, mollare tutto per andare tra manifestanti e polizia, mettersi in mezzo e convincere tutti a fare la pace. Ve lo immaginate, miliardi di persone a Kiev? Gli stessi che poi si spostano in Siria con lo stesso obiettivo, poi a Gerusalemme, poi in Afghanistan, in Iraq, un immenso flusso migratorio che si muove in ogni posto al mondo dove c’è la guerra, anche nei posti più lontani anche ai confini della terra. E una volta lì le guerre e le battaglie smettono, perché tutti sono contenti dell’attenzione che miliardi di persone gli hanno dedicato. Vi dirò. Si tratta di una strategia che ha dei risvolti inaspettati. Nel senso che se tutti vanno a Kiev, in Siria, in Egitto, in uno degli ennemila paesi africani dove ci sono guerre civili, se tutti se ne vanno e lasciano le città deserte, vuol dire che non ci sarebbe più nessuno al suo posto e tutto si interromperebbe. Sparirebbero autotrasportatori e casellanti, vigili urbani e postini, panettieri e addetti alla pulizia delle strade, impiegati e commercianti. Tutti via, tutti fuori. Un grande inimmaginabile silenzio, perché non ci sarebbero nemmeno le trasmissioni tv. Non ci sarebbe Sanremo. Ecco. Non ci sarebbe Sanremo.
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