"Innanzitutto dobbiamo affermare con il Cardinale Sodano: « ... le vicende a cui fa riferimento la terza parte del « segreto » di Fatima sembrano ormai appartenere al passato ». Nella misura in cui singoli eventi vengono rappresentati, essi ormai appartengono al passato. Chi aveva atteso eccitanti rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sul futuro corso della storia, deve rimanere deluso. Fatima non ci offre tali appagamenti della nostra curiosità, come del resto in generale la fede cristiana non vuole e non può essere pastura per la nostra curiosità".Invece oggi l'interpretazione dello stesso, divenuto nel frattempo Pontefice, pur muovendosi con estrema cautela diviene:
"Il soggetto è determinato dalle sue condizioni storiche, personali, temperamentali, e quindi traduce il grande impulso soprannaturale nelle sue possibilità di vedere, di immaginare, di esprimere, ma in queste espressioni, formate dal soggetto, si nasconde un contenuto che va oltre, più profondo, e solo nel corso della storia possiamo vedere tutta la profondità, che era - diciamo – “vestita” in questa visione possibile alle persone concrete. Così direi, anche qui, oltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in prima istanza riferire a Papa Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano. Perciò è vero che oltre il momento indicato nella visione, si parla, si vede la necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta per la Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano. Il Signore ci ha detto che la Chiesa sarebbe stata sempre sofferente, in modi diversi, fino alla fine del mondo. L’importante è che il messaggio, la risposta di Fatima, sostanzialmente non va a devozioni particolari, ma proprio alla risposta fondamentale, cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Così vediamo qui la vera e fondamentale risposta che la Chiesa deve dare, che noi, ogni singolo, dobbiamo dare in questa situazione. Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Con una parola, dobbiamo ri-imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza e le virtù teologali".Il discorso di Ratzinger è un ammissione di colpe senza se e senza ma, distante anni luce dalle tesi degli omuncoli che si preoccupano di stilare statistiche per vedere se la percentuale di pedofili tra i preti è maggiore o minore di quella di altri rappresentanti, diciamo così, della concorrenza, quasi che una percentuale minore potesse in qualche modo negare o per lo meno attenuare il caso e la sofferenza delle vittime. Evidentemente certi strenui difensori della Chiesa pensano che le vittime di abusi, di fronte ad una eventuale statistica (quelle che ci sono sono tutte da dimostrare, sia in un caso che nell'altro) che dimostri che i preti pedofili sono pochi, saltellino di gioia e gridino "Che fortuna: c'era una possibilità su mille ed è capitato proprio a me!".
Antonio Socci
Al di là delle battute, è fin troppo ovvio che costoro giocano sulla statistica per poter avvalorare una (bislacca) tesi complottista, fortunatamente non avallata, almeno nelle parole, dai vertici Vaticani.Nella scorsa puntata di Annozero, la nota trasmissione di Michele Santoro, si è parlato con toni insolitamente pacati proprio dello scandalo pedofilia. Ci sono state impressionanti testimonianze da parte delle vittime e si è rimarcato come dalla denuncia si è arrivati all'operatività dei tribunali ecclesiastici solo a distanza di decadi, spesso a reato prescritto (si intende prescrizione dei tribunali penali; da qualche anno, è giusto rimarcarlo, la Chiesa ha deciso di eliminare la prescrizione per reati di tale gravità) o quando l'orco si trovava ormai in condizioni di salute e/o di età tali da rendere inopportuno qualsiasi azione. Poco importa se anche i tribunali penali dello Stato hanno fallito: anche perché spesso, come dimostrato nella documentazione, molti sapevano ma tacevano, forse mal interpretando (...) i dettami del Crimen Solicitationem o del De Delictis Gravioribus.Non farò ad ogni modo un resoconto della trasmissione, volevo solo soffermarmi su alcune parole di Antonio Socci, giornalista cattolico di Libero, il quale, pur rimarcando l'orrore suscitato dalle testimonianze, afferma che prova disgusto e rabbia per il fatto che la Chiesa sia immeritatamente costretta al banco degli imputati. Immeritatamente perché lei prima vittima nella storia e a questo punto riporta il 900 come un secolo che vede i cristiani di nuovo martirizzati, citando a proposito alcune recenti notizie di uomini e donne uccisi o abusati perché cristiani. Ora sia chiaro, nessuno nega che nel mondo vi siano dei pazzi furiosi che nel nome di un dio (o di un ideologia simil-religiosa) si lascino andare a pratiche aberranti o persino all'omicidio, ma questo non rende la Chiesa immune da ogni critica o giudizio negativo. Socci cita il '900, ma non ricorda che la Chiesa, per tutto il secolo scorso, ha convissuto con regimi totalitari spesso per trarne meri vantaggi economici (concordati). Non basta dire che il Nazismo alla fine nel suo totale delirio finì per perseguitare anche la Chiesa: bisogna ammettere che per lungo tempo la Chiesa con il Nazifascismo ci ha convissuto e ne ha tratto giovamento, politico ed economico. Bisogna ricordare, ad esempio, Miroslav Filipovic-Maistorovic, detto Fra Satana, un vero frate,e delle persecuzioni attuate nei confronti di mussulmani, zingari ed ebrei, molti dei quali, è triste sottolinearlo, bambini (si parla di un numero che va dalle 700.000 al milione di morti). Nessuno nega gli eccidi ai danni dei cristiani, anzi se mi è consentito, capita più spesso il contrario, ovvero che si tenda a minimizzare o a tacere quello che nella Storia furono le persecuzioni attuate dai cristiani, in particolare dai cattolici nei confronti di comunità via via definite, pagane od eretiche o infedeli. Insomma, checché ne dica il devotissimo Socci, non ci si può ricostruire la verginità sostenendo che anche gli altri l'hanno persa e, se vi sono meriti, questi non servono per coprire o peggio annullare i difetti o le atrocità commesse. Quelle purtroppo rimangono e, qualora anche giungesse il perdono, cosa peraltro difficile se non del tutto improbabile, come Benedetto XVI giustamente dice:Il perdono non sostituisce la giustiziaMai.