Anche questo articolo viene a termine di una proiezione con musica dal vivo del Cinema Trevi di alcune settimane fa che ha avuto una genesi un po’ travagliata tanto da venir pubblicato dopo il pezzo su “Un Cappello di Paglia di Firenze” (1928). Ho deciso di chiedere a due ragazzi che mi hanno accompagnato delle loro opinioni sul film. Premetto che non hanno mai seguito il Cinema Muto con continuità ma hanno accettato di essere trascinati al Cinema spinti anche dal titolo e dalla possibilità di sentire l’accompagnamento musicale del Maestro Antonio Coppola che tanto avevo decantato. Vedremo quale sarà il risultato in articoli separati, primi di un nuovo progetto dal titolo “Appunti di un Profano”. Cominciamo allora con una prima considerazione: il Faust di Murnau, a livello di trama, è piuttosto differente dall’opera di Goethe (1808) che ricordiamo si ispirava ai racconti popolari tedeschi. Eppure Murnau riesce comunque a dare giustizia al grande poema pur in una forma condensata e modificata rispetto a quella mastodontica di Goethe e con elementi dell’opera di Marlowe. Andiamo quindi direttamente alla trama per districare i nodi delle trame e vedere come la sceneggiatura di Hans Kyser ha affrontato la vicenda:
L’Arcangelo Michele (Werner Fuetterer) e Mefisto (Emil Jannings) fanno un patto, la terra sarebbe caduta in mano al demonio qualora egli fosse riuscito a prendere l’anima del vecchio Faust (Gösta Ekman). Il pretesto con cui Mefisto attuo il suo piano è semplice, una peste divora la città di Faust che disperato per l’incapacità di curare i malati che chiedono aiuto decide di fare un patto con il demonio. Mefisto propone un giorno di prova in cui potrà godere dei benefici del potere del diavolo. Il vecchio saggio così di curare i malati, ma quando un malato si presenta con una croce sul collo Faust la rifugge rivelando la sua natura tanto da essere lapidato. Quando si è ormai convinto di rescindere il patto, ecco che il diavolo lo tenta con l’eterna giovinezza e la riscoperta dei piaceri. Corrotto nell’animo sigla un patto eterno con Mefisto. Ma i piaceri provocati dal demonio offrono sempre un lato oscuro della medaglia e si rivelano effimeri. Così quando Faust decide di conquistare Gretchen (Camilla Horn), ragazza pura e sincera, tutto degenera in poco tempo: il diavolo uccide il fratello della ragazza e Grechen viene trovata dalla madre a letto con il suo Faust. La giovane rimane incinta e considerata alla stregua di una prostituta viene messa alla gogna ed emarginata. Una notte di gelo verrà trovata con il bambino morto sulla neve e sarà condannata al rogo per l’omicidio del suo piccolo. Con una splendida scena le urla di disperazione di Gretchen giungono all’orecchio di Faust che contro il volere del diavolo vola verso la sua amata arrivando quando ormai le fiamme sono già accese. Con un gesto disperato si butterà a sua volta tra le fiamme. Cessato il sortilegio del diavolo, Faust morirà tra le fiamme assieme alla sua amata dopo aver riottenuto il suo aspetto originario. Al giudizio finale, l’Arcangelo si schiererà al fianco di Faust sottraendolo a Mefisto e salvando di fatto la Terra.Ho voluto raccontare la trama nella sua interezza per mostrare a chi è appassionato delle differenti versioni un quadro il più completo possibile. A livello tecnico il film è di ottima fattura ed è forse il film in cui si raggiunge il miglior equilibrio nella sfera espressionista poiché trasparire, oltre al caratteristico tratto gotico, anche un’anima paesaggistica decisamente più romantica. Personalmente sono stato colpito da diversi aspetti del film. Prima di tutto dalla recitazione, gli attori hanno offerto davvero una splendida interpretazione e Murnau, aggiungerei come al solito, ha saputo dirigerli alla perfezione. Secondo aspetto è stato sicuramente l’utilizzo degli effetti visivi, tra cui spicca a mio avviso la scena delle urla di disperazione di Gretchen, urla che invece di tramutarsi in voce, diventano un’autostrada di parole che, dopo aver attraversato paesaggi suggestivi, giungono infine alle orecchio di Faust. Ma come dimenticare la scena dell’evocazione o in generale gli splendidi giochi di luce caratterizzati da splendidi chiaroscuri. Non voglio infine dimentirare neanche il trucco e i costumi attraverso i quali hanno preso vita personaggi come Mefisto, con un Emil Jannings ancora una volta grandioso, ma anche Faust da anziano.
Per quanto riguarda le versioni casalinghe di questo film io personalmente consiglio sempre, quando disponibili, le edizioni Eureka! The Masters of Cinema (qui sotto il video di presentazione). Al limite si potrebbe sempre ripiegare sull’edizione della Kino Video.
Concludo con rimandi agli articoli dei poveri ragazzi costretti a vedere il film insieme a me:
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