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Tag: 2001, death metal, industrial, musica-F
I
Fear Factory danno alle stampe Digimortal nel 2001, e si tratta storicamente della loro quarta fatica discografica: un album decisamente controverso per via delle presenza di elementi spudoratamente “ballabili” o “commerciali” che dir si voglia (cosa apparentemente incredibile, visto il genere proposto: un misto di death e groove metal di quelli memorabili). La formazione è ancora quella originaria – per l’ultima volta, ovvero Burton C. Bell alla voce, Christian Olde Wolbers al basso, Dino Cazares alle chitarre e Raymond Herrera alla batteria. “Digimortal” è uno dei migliori dischi metal di argomento cyberpunk probabilmente mai concepiti, visto che mescola – a partire dalla copertina – suggestioni derivanti dalla contaminazione tra parti meccaniche ed organiche a simboleggiare, in tutto o in parte, la progressiva disumanizzazione dell’essere umano. Dichiarazione di intenti ben simboleggiata dall’openere “
What Will Become“, che si apre su un riff orecchiabile per poi scatenarsi nel growl cupo e disperato del cantante: un’eccellente sintesi del disco, di fatto, assieme ad uno dei migliori brani del CD, ovvero l’oscura e rabbiosa “
Invisible Wounds (Dark Bodies)”
in dreams I see myself flying closer to the sun,
and i’m climbing tried to touch the sun
but the brightness burned my eyes unconscious, or am i conscious?
fell from the sky like a star sometimes
I feel as though I’m frozen in heaven…