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FEAR X (2003) di Nicolas Winding Refn

Creato il 04 agosto 2010 da Close2me

fear xAvvolto dalla fotografia satura e profonda di Larry Smith, accompagnato dalle musiche di Brian Eno ed interpretato da un protagonista assoluto del calibro di Turturro, l’esordio americano del danese Refn sembrava nascere sotto la migliore stella, considerati i consensi di critica e pubblico per il folgorante esordio Pusher (1996) seguito tre anni dopo dalla conferma artistica con Bleeder. In buona parte, l’esperienza americana può definirsi riuscita.
“Quando sua moglie viene uccisa in un incidente apparentemente casuale, Harry (Turturro), agitato e mosso da misteriose visioni, inizia un viaggio alla scoperta delle vere circostanze che hanno portato a quella morte.”
Mettendo da parte l’improprio paragone cinematografico che la critica ha fatto con la poetica di David Lynch (cui è associabile solo la sensibilità visionaria di alcune situazioni), la pellicola di Refn affronta direttamente, con inedita originalità, il tema della violenza quotidiana, cui spesso si è vittime e più raramente carnefici. Non un superficiale saggio politico sul perché talune situazioni di causa-effetto portino all’abbrutimento umano, né tantomeno una riflessione sull’insensatezza dell’istinto di vendetta, che logora il personaggio di Harry dal primo all’ultimo fotogramma di Fear X. Forse il film è anche questo, tuttavia siamo di fronte ad un onesto prodotto di genere, curato fin nel minimo dettaglio, tanto raffinato nella messa in scena da indurre troppi spettatori a cimentarsi in letture sociali e persino psicanalitiche. Ma l’enfant prodige di Copenaghen ha, evidentemente, eccellenti capacità tecniche ed una spiccata sensibilità narrativa: si innamora davvero dei propri personaggi e delle loro deprecabili storie, ne asseconda quindi la follia, l’incostanza, i gesti e le innumerevoli imprecisioni che li soverchiano. Il personaggio interpretato da Turturro ha un passato labile ed un futuro inesistente, ma il suo presente è circondato di molteplici paure ed incertezze, perennemente oscurate dalla sottile ossessione di capire gli eventi. Tuttavia gli eventi non conosceranno mai una propria verità univoca ed inconfutabile, ed è questo che interessa al regista.
Evanescente, lacunoso o sbilenco sono aggettivi cui non si può ricorrere per apostrofare Fear X: opportuno invece concentrarsi sulla totale empatia della vicenda con il personaggio di Harry, sull’intenzione plateale di non fornire spiegazioni, sulla preziosa capacità di Nicolas Winding Refn di fare autenticamente cinema, nel senso letterale del termine.


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