“Single, cristiano, conservatore e anti-islamico”: potrebbe essere l’identikit di molti leghisti a cominciare da Salvini per finire a quei geniali amministratori di Bergamo che vietano i kebab. Potrebbe essere anche la rappresentazione bidimensionale di molta parte dell’ambiente pidiellino o terzopolista dove per single va intesa la prassi inveterata della serialità sessuale permessa dal potere, piuttosto che uno status.
E invece come sappiamo è il ritratto del folle Breivik che ha massacrato i giovani laburisti e fatto saltare un palazzo a Oslo. Certo pochissimi cadono nel tranello di una fede feroce che li sottrae alla civiltà per diventare solo odio, consumarsi in un autistico rifiuto dell’umanità che è poi l’approdo di una fede assoluta. E tuttavia anche la follia più grande non è mai estranea alla cultura del suo tempo, anzi è guidata e instradata nella sua catastrofe dai veleni che vengono distillati attorno. Oltre che sfruttata da chi ha interessi a seminare angoscia e disorientamento.
La cultura dell’appartenenza e del rifiuto dell’altro, le modalità dell’egoismo sociale, l’invito a richiudersi dentro una gabbia di tabù e pregiudizi dentro i quali solo si può vivere, sono il risultato della fine delle speranze e delle azioni sociali. Sono il succedaneo delle lotte e delle emancipazioni, qualcosa di cui il neoliberismo ha bisogno per riempire il vuoto psicologico e mitopoietico che si è creato con la società “atomica”.
Certo tutto questo a poco a che fare con la malattia mentale, ma qualcosa ha a che vedere con la disumanizzazione, con la trasformazione di noi tutti in consumatori più che in cittadini. Ha qualcosa a che fare con la disumanizzazione, con certe legislazioni come quella italiana che considerano di per sé un reato essere nati fuori dallo stivale, con la cecità dei pii razzisti alla Giovanardi che vivono nel mito pagano del blut und boden.
E mi chiedo anche quanto abbia contato nella lontana Norvegia quel continuo scagliarsi delle gerarchie cattoliche contro il relativismo, quel negare alla laicità ogni possibilità etica e morale, salvo poi abbandonarsi alla laicità perversa e per questo benvenuta degli interessi.
Lo dico perché fra le tante parole che si sono spese sulla Norvegia da ogni parte del mondo mi hanno colpito quelle un po’ trite, banali e imbarazzate del nunzio apostolico Emil Paul Tscherrig, che invece in quanto cristiano avrebbe dovuto essere stato colpito più degli altri da questo realizzarsi di un incubo: “E’ una follia. Tutte queste cose sono follie umane molto difficili da spiegare, sia che abbiano motivi politici o personali. In qualunque caso è sempre una cosa incredibile. Alla fine tutto questo è parte di questa follia umana”. E già , meglio lasciar fuori il panteon preconciliare che viene quotidianamente predicato, stabiliamo che si tratta di follia e che riguarda solo il piano umano o magari la politica. Eppure in questa follia ha molto giocato l’integralismo cristiano, come vettore della pazzia di un uomo che è andato a sterminare proprio i principali avversari di papa Ratzinger: quei giovani che credono nel confronto delle culture e delle fedi, nel valore di una solidarietà concreta e tutta laica che nulla ha a che vedere con la pietas e persino in un’etica e in una morale che si realizza dentro un ideale di progresso e di tutela sociale.
No, non è la follia del mondo in quanto tale è la follia di questo di questo mondo. Quello che anche la chiesa conservatrice, fondamentalista, formata da single ha contribuito a costruire.