© Franco Pinna
Siamo tutti 8½, tutti nella nostra vita ci siamo trovati di fronte ad uno stallo e abbiamo scelto di affrontarlo, di aggirarlo, di nasconderci, di far finta che non esistesse. Credo che Federico Fellini con il suo film più enigmatico e complesso (ma poi, 8½ è veramente così oscuro?) sia stato in grado di comunicarci questa piccola grande verità in una forma che è apparsa a molti senza senso. Lui stesso di fronte alle tormentate domande sul significato di quella pellicola rispondeva divertito «8½ sei tu!». L’artista, il grande bugiardo, il riminese che ricostruiva una città e una vita immaginarie negli studi cinematografici e parlava di sé, di un Sé rivoltato come un calzino, ha descritto noi stessi, il nostro paese, le nostre ansie, i nostri desideri come pochi altri. Per questo amo la visionarietà, l’eccesso, la surrealtà di Fellini, e detesto il realismo ottuso e arrogante di chi crede che in arte si debba solo ed esclusivamente fotocopiare la realtà (e quale realtà se il soggetto già nella rappresentazione la trasforma e distorce con la propria limitata visuale?).
mvg