A diciannove anni Benedetto Bichi fece stupire tutto il paese copiando a lapis alcuni alberi del suo orto. Allora, guardandolo meglio, si accorsero che aveva un’aria come quella di certi pittori, la cui vita era scritta nel libro di lettura per i ragazzi. E i conoscenti della famiglia vollero che da Chiusdino fosse mandato a Siena, perché studiasse pittura. Tutti gli volevano bene e pensavano che dopo cinque o sei anni si sarebbe parlato di lui come di Giotto e di Raffaello.
Una volta, a Siena, camminando insieme con il suo amico Rocco Materozzi […] Dinanzi a loro, la strada era stretta e chiusa tra i palazzi rossicci e grigi; con le persiane verdi. Pareva che si accartocciasse. C’erano poche botteghe e poca gente. Per tutta la sua lunghezza, era metà illuminata di sole e metà nell’ombra; un’ombra, tutta a pezzi, che veniva giù dalle grondaie come i lati più lunghi di tanti triangoli rotti e sbocconcellati. La strada saliva poi fino all’arco di Pantaneto, con i suoi dipinti polverosi. E, dietro, c’era una fonte larga, di pietra nera, dove i barrocciai abbeveravano le loro bestie. L’altra strada che cominciava dall’Arco era più chiara e tutta nel sole, con le case a scialbo; a sinistra e a destra altre strade, aprendosi l’una dall’altra, scendevano in direzioni opposte. Quella di faccia, ch’essi presero, voltava quasi subito e anch’essa si faceva sempre più ripida;fino alla Porta Romana, alta e rossa dinanzi alla campagna che brillava un poco come se fosse sparsa di specchi opachi. Sul monte Amiata c’era ancora la neve.
Porta Romana
[…]I due amici avevano smesso un’altra volta di parlare, e pensavano a questa cosa; ma andavano lo stesso fino a Santa Regina in cima a un poggetto; con il campanile per una piccia di campane verdi e piccole come balocchi. Il campanile era molto più basso dei quattro cipressi, che stavano vicino agli scaloni di pietra della chiesa; alla quale era attaccata la casa del prete, che subito non si vedeva perché dietro una pianta di fico con i rami che si curvavano fino a terra per rivoltarsi all’insù, quando sembrava troppo tardi, con le loro gemme puntute. Sotto al fico c’era un fragolaio, tutto zappato e dritto; con le piante che già stavano per avere i fiori. Poi cominciavano i vigneti, che coprivano i poggetti di tutta la campagna attorno.
Monte Amiata