'Chicken legs' now are Golden legs
Vincere un argento olimpico a 18 anni non è difficile: la generazione di fenomeni di cui siamo abituati a parlare nel periodo olimpico ormai non ci stupisce più per record di età e maturità fisica. Ripetersi in tre Olimpiadi e rimanere a livelli stellari per 12 anni è invece cosa che fa ancora notizia, specie se sei donna, velocista e americana, patria da sempre di grandi talenti, pressante competizione e massacranti Trials.
Se non avete ancora riconosciuto il profilo dell’atleta in questione, il nome di Allyson Felix vi riporterà subito al viso inconfondibile e alla corsa aggraziata di questa ragazza principessa californiana, che – finalmente, a 27 anni – ha conquistato l’oro olimpico nei 200 metri.
Non un exploit, il suo, né una vittoria al fotofinish: dopo 2 argenti olimpici brucianti e tre titoli mondiali consecutivi (2005, 2007 e 2009, nel 2011 è arrivata seconda), il successo alle Olimpiadi è giunto dopo un percorso studiato alla perfezione e durato due stagioni. Questo oro, Allyson Felix, lo ha pensato, sognato e costruito sui dettagli, la tecnica, la costanza. Mi viene quasi da dire che è un oro matematico, tanta è stata l’attenzione sua e dei suoi tecnici durante gli anni.
Da quando l’ho vista per la prima volta sui palcoscenici internazionali, nel 2001, ho sempre seguito la Felix, ponendola nel mio immaginario come esempio da seguire e ammirare, fuori e dentro la pista. E l’ho seguita anche quest’anno, grazie ai suoi account social dove condivide con i fan le sue aspettative, le ansie e i carichi di lavoro. E anche la vita di una ragazza quasi normale.
Ha lavorato sulla forza esplosiva, Allyson, e su quella resistenza alla velocità che le scorre naturalmente nel sangue. Ha lavorato sulla psicologia, perché sebbene trasmetta una serenità contagiosa, anche la principessa della pista ha la sua bestia nera: Veronica Campbell-Brown, possente e velocissima giamaicana. Muscolata e massiccia, la Campbell è l’antitesi della Felix, così longilinea e leggera. Due facce della stessa medaglia, due modi di essere donne-jet e sprigionare Watt nella gara di velocità più tecnica, difficile e appassionante, i 200 metri.
Difficilmente non vedrete Allyson Felix sorridere. Anche nella sconfitta, lei sorride, perché – dice lei – comunque si sente una privilegiata, si allena per correre e si diverte. E tutto questo si riflette anche nella sua corsa, così a Londra abbiamo visto il suo sorriso più bello, quello dell’oro. Ammirare Allyson Felix correre – sui 400, sui 100 o sui 200 non fa differenza – è come ascoltare una sinfonia di Bach. Potenza, eleganza e delicatezza, la Felix sembra volare sulla pista, regale come una principessa. E finalmente, con l’oro alle Olimpiadi, la principessa è diventata una regina.
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Winning an Olympic silver at age 18 is pretty easy: we are so get used to this phenomenon generation of Olympic athletes that we are not so surprised by age and physical maturity records. Repeating yourself three times at the Olympics and remain at the top of the sprinters’ world for 12 years is still a thing that hits the headlines, especially if you are a woman, sprinter and US born, all along a Country of great talented persons, pressing competition and killing Trials.
If you have not still recognized this profile, the name of Allyson Felix will immediately bring back to the unmistakable face and the graceful run of this California girl princess who – finally, at age 27 – has won the 200m Olympic gold medal.
Her victory is not an exploit at all, nor a photofinish win: after two Olympic silver medals and three consecutive World Championships (2005, 2007 and 2009, in 2011 she won the silver) the Olympic victory arrived after perfectly having studied the better path to achieve it. Allyson Felix has really thought, dreamt and built this gold, focusing on details, technique and constancy.
Since I saw her for the first time in an international contest – it was 2001 – I have always followed Felix, putting her in my mind as an example to admire, inside and outside the track. Of course I followed her during this year as well, thanks to her social network accounts where she told to the fans her expectations, anxieties and trainings. And also her daily life, the life of an almost-normal girl.
She worked hard on the explosive power and speed resistance which naturally flows to her blood. She worked on the psychology, because although she has a contagious serenity, even the princess of the track has her pain in the neck, her bete noire Veronica Campbell-Brown, strong and very fast Jamaican sprinter. Very muscular and burly, Campbell is the opposite of Felix, who is so light and long-limbed. Two sides of the same coin (or better, in this case, medal), two ways of being “jetwomen” and spreading Watts in the most technical, hard and exciting sprint race, the 200 metres.
It’s hard to see Allyson Felix not smiling. Even in defeat, she smiles because – she uses to say – she feels a privileged person, as she trains and runs and enjoys her life. Everything is reflected on her way to run as well, so we have watched here in London smiling with her most beautiful smile, the Gold one. Admiring Allyson Felix while running is like listening to a Bach’s symphony. Strength, grace and elegance, Felix seems to fly on the track, regal as a princess. And finally, with the Olympic gold, the princess became a queen.
Photo credit by Allyson Felix
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