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Femminicidio

Creato il 10 ottobre 2013 da Molipier @pier78
Femminicidio Genny Sangiovanni Genny Sangiovanni vedi altri articoli 10 ottobre 2013 10:30

C’era una volta la convenzione di Istanbul che condannava ogni forma di violenza sulle donne, includendo la violenza domestica. C’era stato una volta, finalmente, il riconoscimento del fatto che il raggiungimento dell’uguaglianza di genere de jure e de facto è un elemento chiave per prevenire la violenza contro le donne.

C’è ogni volta l’ammissione dell’evidenza che la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne ed alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini (come se si dovesse basare sempre tutto sulla forza non potendo usare l’intelletto).

Ed infine c’è quotidianamente la consapevolezza della natura strutturale della violenza contro le donne. Strutturale in quanto basata sul genere. Strutturale in quanto la violenza diventa uno dei meccanismi sociali per mezzo dei quali le donne, nel mondo, sono spesso costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini*.

La convenzione di Istanbul si riproponeva proprio questo, “eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne e promuovere la concreta parità tra i sessi, ivi compreso rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne” e “predisporre un quadro globale di politiche e misure di protezione ed assistenza a favore di tutte le vittime di violenza contro le donne”.

Una convenzione ben strutturata che obbliga le parti (ossia i paesi firmatari) ad adottare “le misure necessarie per promuovere i cambiamenti nei comportamenti socio-culturali delle donne e degli uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica basata su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini” (art.12) ma che prevede anche lo stanziamento di “risorse finanziarie e umane appropriate per un’adeguata attuazione di politiche integrate, di misure e di programmi destinati a prevenire e combattere ogni forma di violenza..” (art.8).

In sintesi: soldi e persone per affrontare una volta e per tutte il problema della violenza sulle donne. Un problema sociale enorme, uno dei più gravi. E come vuole la convenzione, il problema si risolve con l’educazione e la formazione. Strumenti concreti e fondamentali per cambiare alla radice la società estirpando quella marcia e violenta attraverso l’educazione e la prevenzione (che si affronta con l’educazione).

L’approccio scelto dal governo, invece, è stato diverso. Il decreto legge in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle provincie approccia la questione come fosse un problema emergenziale (scarsamente coerente con la linea politica della convenzione di Istanbul).

Mette insieme furti di rame, movimento NoTav e violenza sulle donne equiparandoli a problemi di ordine pubblico. L’approccio scelto, dunque, è quello di rafforzare il ruolo delle forze dell’ordine e dei giudici nel contrasto alla violenza senza però spendere tempo per la formazione di questi soggetti, spesso impreparati ad affrontare il tema. Secondo parte della magistratura, delle Camere penali, delle forze di polizia, di alcuni sindacati, dei movimenti ed associazioni e dei centri anti-violenza che ogni giorno lavorano per difendere e contrastare il fenomeno, i contenuti del DL non sono adatti ad affrontare il problema. Le critiche vengono rivolte alla scelta ed all’utilizzo di strumenti impropri dall’efficacia discutibile.

Oltre a criticare gli strumenti predisposti viene criticato anche il finanziamento complessivo di 27 milioni di euro in 3 anni più  10 milioni di euro nel 2013. Finanziamento considerato minimo rispetto alle proporzioni del fenomeno anche senza voler comparare i finanziamenti di altre voci (ad esempio è di oggi la notizia dell’approvazione di 301.797.557 Euro per la prosecuzione delle attività militari fino al 31 Dicembre 2013).

La questione che preme rilevare è che secondo gli esperti che ogni giorno affrontano da vicino il fenomeno ed aiutano le donne vittime della violenza, questa si debba combattere alla radice partendo dallo smascheramento degli stereotipi, possibile attraverso l’educazione (possibile, a sua volta, attraverso ingenti finanziamenti).

*tratto dalla Convenzione di Istanbul

http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto-legge:2013-08-14;93

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