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Femminicidio in Italia, donne vittime di violenze senza fine

Creato il 05 febbraio 2016 da Mrinvest

Il femminicidio in Italia registra nel 2016 già dieci casi di donne vittime di omicidi e violenze gravissime, una ogni tre giorni e mezzo.

Femminicidio in ItaliaOgni tre giorni e mezzo, dall’inizio di quest’anno, una donna è stata vittima di femminicidio in Italia.
Vero è che nel 2015 c’è stato un calo, 128 donne ammazzate contro le 157 del 2014 e le 179 del 2013, ma il nuovo anno si è aperto con un ritmo impressionante: dieci casi di violenza e morte. Di questi, solo due donne si sono salvate: una è fuori pericolo (ma il marito ha cancellato in una sola mattinata di follia la sua intera vita, ammazzandole i due figli e suicidandosi); l’altra è ricoperta da ustioni su quasi metà del corpo.

Ecco le donne vittime di femminicidio in Italia nel 2016.

8 gennaio – Ashley Olsen, 35 anni, strangolata a Firenze
9 gennaio – Marina, 30 anni, uccisa a colpi di ascia a Giugliano (NA)
12 gennaio – Nadia Guessons, 45 anni, strangolata a Cremona
15 gennaio – Nelly Pagnussat, 78 anni, uccisa con una sega elettrica a Mestre (VE)
16 gennaio – Bonaria Sanna, 80 anni, colpita alla testa con un vaso a Sassari
27 gennaio – Anna Giordanelli, 53 anni, colpita alla testa a Cetraro (CS)
31 gennaio – Caterina, 47 anni, accoltellata al volto a Castiglione del Lago (PG), è fuori pericolo
1 febbraio – Marinella Pellegrini, 55 anni, sgozzata a Brescia
1 febbraio – Luana Finocchiaro, 41 anni, strangolata a Misterbianco (CT)
1 febbraio – Carla Caiazzo, 38 anni, bruciata viva a Pozzuoli (NA), è gravissima.

I mostri del femminicidio in Italia si agitano in famiglia.

In tutti i casi a colpire sono stati mariti e fidanzati gelosi, amanti respinti, parenti. Sono ex che non si rassegnano, uomini che perdono la testa e sterminano intere famiglie, accanendosi contro mogli e figli inermi, e poi scappano o si consegnano alla giustizia o si suicidano.

Il femminicidio in Italia avviene con accoltellamenti, strangolamenti, maltrattamenti, umiliazioni, le donne vengono bruciate, fatte a pezzi, menomate, ridotte in stato comatoso e rovinate per sempre, colpite mentre sono a casa con i figli o mentre stanno facendo jogging, oppure dopo aver preso un caffè al bar per concedere una chance al fidanzato geloso che non accetta la fine della storia.

Insomma, la cronaca evidenzia storie strazianti, dolorose, che raccontano trame agghiaccianti che neanche un allucinato autore di romanzi riuscirebbe ad inventare.

Nessun movente potrà mai giustificare la mostruosità del gesto che accomuna questi assassini. Li chiamiamo femminicidi perchè ad unirli è il volto di una donna sempre diverso ma sempre vittima di un marito, di un compagno, di un congiunto. Uno scoppio d’ira, l’ennesima lite, i rapporti deteriorati, e la follia che sprigiona un raptus che non si ferma davanti a niente e nessuno, neanche ai figli. E succede anche che i carnefici trovano le giustificazioni più scontate e più banali.

E’ un fenomeno, il femminicidio in Italia, che non si riesce a reprimere, nonostante l’inasprimento delle leggi. E non basta neanche denunciare o difendersi o comunque reagire, e quando succede che una donna trova il coraggio di farlo e si ribella, viene fatalmente punita dalla legge, ma nel contempo assolta dalle coscienze.

La ribellione di una donna.

Come è accaduto in Francia a Jacqueline Sauvage, 66 anni, che insieme alle figlie, aveva subito violenze e abusi sessuali dal marito per 47 lunghi anni. E una sera di quattro anni fa, mentre il figlio Pascal si impiccava, lei ha preso un fucile e l’ha ucciso. Lo scorso dicembre la sua condanna a dieci anni è stata confermata in appello, non riconoscendole la legittima difesa. Ma sotto la spinta emotiva del popolo, il Presidente Hollande l’ha graziata. Una grazia parziale, con il riconoscimento di una libertà condizionata, ma che le permetterà, ad aprile, di uscire dal carcere e provare a riprendersi quello che resta della sua vita tormentata.

Fermiamo la strage di donne. Fermiamo il femminicidio in Italia.


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