Ne abbiamo conosciuti tanti.
Piangono in campo, mandano a quel paese le tifoserie, spintonano l’arbitro, si drogano, fanno parlare di sé anche al di fuori del campo da gioco. Però poi, magari, ti risolvono la partita, ed allora gli si perdona tutto.
Sono quelli che, in gergo, si chiamano “cape pazze”. Calciatori a cui le regole stanno proprio strette, ma dei quali in campo è difficile fare a meno. Genio e sregolatezza sono i due poli entro cui si muove il loro istinto, la fantasia è il loro carburante ma anche la loro Kriptonite.
Vogliamo immaginare una loro ideale squadra di governo? Impossibile farlo – a chi daremmo, tanto per dire, il Ministero del Lavoro? –, ma sicuramente possiamo dire che il posto di Presidente del Consiglio spetterebbe a Diego Armando Maradona, e che il suo vice ideale potrebbe essere Paul Gascoigne. Ma vogliamo dimenticare Eric Cantona (colpo di Kung Fu dritto in faccia ad un tifoso a bordo campo), Antonio Cassano (chi ha dimenticato il suo roseo rapporto con Del Neri alla Roma o gli insulti rivolti al presidente della Sampdoria?), Wayne Rooney (che spesso e volentieri ha fatto pipì sui muri di Manchester) e Mario Balotelli (vero e proprio re del gossip calcistico dei nostri tempi).
C’è chi gli preferisce altro (ed onestamente il sottoscritto è tra questi). Chi ammira il genio perché capace di fare faville entro il perimetro delle regole e facendo capo a comportamenti sobri. Ma è pure vero che il calcio è, a suo modo, uno specchio della società, e quindi non c’è da sorprendersi troppo quando si incontrano le “cape pazze”. Ed anzi, magari c’è da apprezzare quel che sanno dare, quando si decidono a darlo.