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Fenomenologia e apologia del “gigante buono” Guido Crosetto. Un leader diverso nel PDL.

Creato il 09 dicembre 2012 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

dcrosettoi Rina Brundu. Prendere penna, carta e calamaio (seppure virtuali), per fare l’elogio di un politico può diventare, di questi tempi, esercizio meno che retorico, sciocco. Prendere penna carta e calamaio (seppure virtuali), per elogiare un politico del PDL rischia infine di aggiungere danno….alla beffa. Eppure ci sono delle eccezioni, anche dentro l’universo partitico creato da Silvio Berlusconi, che permettono con grande serenità di fare uno strappo alla regola; una di queste, a mio avviso, è Guido Crosetto.

Chi è Guido Crosetto? Laureato in Economia e Commercio è un imprenditore di Cuneo imprestato fin da giovane alla politica. Nato democristiano è diventato nel 1988 consigliere economico nel governo Goria. È infine entrato in forza alla squadra di Forza Italia e quindi del PDL ricoprendo diversi incarichi parlamentari, tra i quali: membro della Commissione per la vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti, membro della Commissione parlamentare d’inchiesa sull’Affare Telekom Serbia, membro della Commissione per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, membro della Commissione permanente Bilancio, Programmazione e Tesoro della Camera. Tempo addietro fu anche nominato presidente dell’Aeroporto di Cuneo Levaldigi dalla cui carica fu costretto a dimettersi in seguito a denuncia presentata dai Radicali di Torino e dall’Associazione Radicale Adelaide Aglietta che contestavano l’incompatibilità tra quel ruolo impenditoriale e la sua carica di parlamentare.

In generale, nei dibattiti politici e nei salotti televisivi più nazional-popolari, si fa notare per la sua presenza “gigante” e per la sua pacatezza. Per i suoi modi cortesi e per una salutare predisposizione verso le visioni politiche (ma non solo) chiare e mai troppo campanilistiche. Soprattutto, si fa notare per una data indipendenza di pensiero che lo porta in maniera molto naturale a discostarsi dalla fitta ciurma di adulatori del capo. Tre giorni fa, il 6 dicembre, ricevuta in diretta televisiva (era ospite del programma OMNIBUS in onda su La7), la notizia della decisione di Silvio Berlusconi di ricandidarsi – notizia che ha mandato a monte qualsiasi utopistico progetto Primarie nel PDL – si è infine alzato dal tavolo e ha lasciato lo studio: “Scusatemi – ha spiegato – vi ringrazio dell’invito, ma me ne vado, non me la sento di continuare….()….Siccome ho l’abitudine di dire tutto quello che penso e di dirlo magari anche in modo spiacevole, ritengo che sia giusto per me fare una riflessione, anche con altre persone, perché io mi sono stufato, mi sono rotto, ma voglio che questa cosa molto personale diventi anche un dato politico. Preferisco alzarmi perché non ho più niente da dire sul tema e non voglio continuare a parlare del vuoto”.

Un leader vero, insomma. Questo perché, diversamente da ciò che ha assicurato Berlusconi pochi giorni fa – il quale, per spiegare, anche se in maniera indiretta, la repentina defenetrazione del suo delfino Angelino Alfano, ha chiosato che per diventare leader “occorre tempo” – leader si nasce e non si diventa! Poi è indubbio che esistano molteplici categorie di leader. Esistono i leader spirituali alla Gandhi che risplendono di milioni di seguaci, esistono i leader spirituali tipo vecchio-saggio della montagna che diventano tali specie in virtù della loro scelta di abiurare le “cose” mondane e di preferire la segregazione dell’anima, esistono leader che come il Berlusconi-prima-maniera diventano capi ascoltati grazie al loro indubbio carisma, e ne esistono altri che, sempre come il Berlusconi-arrivato, sazio e satollo, possono sempre decidere di restare tali in virtù del loro potere già acquisito. Il potere del denaro, quello che i seguaci li porta sempre e comunque visto e considerato che anche nell’arte politica più nobile è sempre meglio un uovo d’oro oggi (meglio se quotato in Borsa), che una gallina domani….

Infine, e per fortuna, esistono anche i leader come Crosetto. Né diavoli né santi, sono leader buoni (non buonisti) nella loro essenza e si fanno rispettare proprio in virtù di quel modo di essere. Per loro natura, per la natura machiavellica dei falchi che girano loro attorno, finanche perché “falsum saepe vero suavius est” non andranno mai troppo lontano, ma fa in certo modo bene al cuore sapere che esistono. A volte, infatti, per dirla con Lucrezio, anche nel rarefatto teatrino politico italico basta una sola scintilla per far scoppiare un incendio. O quasi.

Featured image, screenshot da OMNIBUS, La7. Guido Crosetto si alza e lascia lo studio.

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