Non c'è peregrinazione letteraria che tenga. Alla fine torno sempre e volentieri da lei, la Christie.Complice il week end e il maggior tempo a disposizione ho riprovato a fermare il boia in quel brutto pasticcio che è l'assassinio di Mrs McGinty (Mrs McGinty's Dead, 1952).
Se credete di ritrovarvi davanti ad un romanzo troppo verboso - a volte con la Christie può capitare tra un "capisco" di troppo e mesdames prolisse - in questo caso non ve ne accorgerete neanche. Il ticchettio del tempo rimasto per salvare un povero innocente dall'impiccagione sarà utile a distrarvi.Hercule Poirot lascia Londra per Broadhinny, paesino della campagna inglese dove hanno fracassato la testa ad una donna di servizio.Ingiustamente incolpato del delitto è il suo pensionante squattrinato e senza un lavoro, James Bentley, sospettato di aver le sottratto le 30 sterline che erano nascoste dalla vecchia sotto l'asse del pavimento. Dopo regolare processo, Bentley viene condannato alla pena di morte.
Ma sia Poirot sia il sovrintendente Spence setono che l'uomo non ha né i tratti né l'atteggiamento tipici di un assassino e che la verde Broadhinny con il suo asfissiante perbenismo, le case lustrate, i mobili in stile giacobiano e le classi sociali inerpicate lungo la collina non è altro che una scenografia smaltata tutta da grattare per trovare la verità sul fondo.
Hercule Poirot ben presto capirà che prima di morire la McGinty, avida lettrice del Sunday Companion, aveva ritagliato dall'ultima copia del giornale la foto di una pericolosa assassina che in quel momento doveva trovarsi proprio a Broadhinny e che lei aveva molto probabilmente riconosciuto in una delle persone presso le quali prestava servizio.


Il romanzo è arricchito dalla presenza dell'incommensurabile scrittrice di gialli Ariadne Oliver, una sorta di camuffamento che Agatha Christie usa per descrivere se stessa e che entra in scena con il lancio di una mela contro il povero detective belga col quale duetterà nel corso delle indagini.







