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Ferraglia

Creato il 22 maggio 2011 da Stukhtra

Ovvero: rozzi razzi

di Maurizio Caselli

Ferraglia
Finalmente fra poco sarà finita. Dopo il prossimo volo, quella ferraglia dello Shuttle non volerà più e con esso la più grande bufala sulla conquista dello spazio. Bufala, sì. Perché ogni volta che decolla uno di questi infernali pachidermi i mass media si riempiono di retorica sulla conquista delle stelle, e perché no anche della Galassia. Sui primi passi verso la “nuova” o “ultima frontiera” che dir si voglia. Ma… nulla di tutto questo. E non mi riferisco solo agli ultimi problemi avuti dall’Endeavour, perché ormai la NASA è costretta a essere molto prudente e queste sono macchine sicuramente obsolete, ma al fatto che con i razzi, ovvero con azione e reazione (volgarmente rinculo), non si arriva da nessuna parte, neanche più sulla Luna. Dove è certo che ci sono andati, tanto quanto è certo che non ci sono più tornati, perché sulla Luna c’è solo tanto posto per piantare le bandiere e null’altro.

Non saranno certo i rozzi razzi a poterci portare sui pianeti del Sistema Solare e tanto meno sulle stelle. Marte è e resterà dominio delle sonde automatiche: economiche, sacrificabili, intelligenti, utilissime, sufficienti. Il viaggio dura oltre sei mesi: tempi impensabili per un equipaggio umano, mentre i robot non mangiano, non bevono, non respirano e (soprattutto) non si annoiano.

I razzi, tecnologia solo nei dettagli migliorata ma sostanzialmente immutata da 50 anni, vanno benissimo per mettere in orbita i satelliti che ci fanno vivere meglio: per la meteorologia, per le telecomunicazioni, per la ricerca scientifica tutta e, ahimè, per le applicazioni militari. Ma stiamo parlando di distanze dalla Terra tra 400 e 36 mila chilometri. Dobbiamo renderci conto che la quota alla quale vola la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), meta frequente degli ultimi viaggi dello Shuttle, è di soli 350-400 chilometri e che la Luna è 1.000 volte più lontana. Che uno Shuttle non può inseguire gli asteroidi in rotta di collisione con la Terra. Che ci son voluti tre giorni di volo per far raggiungere la Luna a tre persone. Che la conquista delle stelle è tanto lontana quanto lontane sono le stelle: alla velocità di un razzo, migliaia di anni solo per arrivare alla più vicina. Eppure tutto questo sembrava svanire come neve al sole nei trionfali e retorici comunicati che accompagnavano la vigilia del lancio degli Shuttle. Com’è avvenuto, nonostante gli inconvenienti, anche per quest’ultimo.

A riportarci alla realtà, ogni volta, sono stati gli impressionanti incidenti che hanno coinvolto due di questi fragili fuochi d’artificio, uccidendo l’intero equipaggio (e non poteva essere altrimenti), per un totale di 14 persone. Ecco che allora la retorica torna utile, certo: “Anime sacrificate all’esplorazione del cosmo”. In realtà molto più prosaicamente sacrificate nel tentativo di salvare l’immagine della NASA. Come avvenne per l’incidente del 1986 in cui sarebbe stato sufficiente rinviare il lancio, perché il freddo intenso della notte precedente poteva (come accadde, infatti) aver danneggiato le guarnizioni dei serbatoi di carburante. Ma l’ennesimo rinvio avrebbe compromesso la credibilità della NASA, cronicamente affamata di soldi, e il lancio fu tentato ugualmente, coi risultati che sappiamo. Martiri della conquista, come nell’incidente del 2003 in cui il danno subìto al decollo aveva segnato irrimediabilmente la fine della missione: lo Shuttle non poteva né raggiungere la ISS per mettere al sicuro l’equipaggio né aspettare uno Shuttle di soccorso, che non sarebbe stato allestito in tempo. Quindi rientro e disintegrazione inevitabile.

La NASA per prima tirerà un sospiro di sollievo quando vedrà l’ultimo volo della navetta e la parola “Fine” scritta in quei fumi bianchi che solcheranno l’azzurro cielo della Florida. Fumi nei quali molti hanno visto l’emblematica parabola di ascesa verso lo spazio infinito, e altri invece milioni di dollari andati in fumo solo per raggiungere un’altezza di 400 chilometri. E’ la distanza che in linea d’aria separa Milano e Perugia: prova con una cartina o, meglio, con un mappamondo a riportare in verticale questa distanza e ti renderai conto di quanto si voli bassi.

Volare bassi: mai locuzione fu più azzeccata! La nostra fantasia e più spesso la disinformazione ci hanno spinto a sognare viaggi tra le stelle, esplorazioni di mondi su astronavi che scorrazzano per la Galassia. Niente di più lontano dalla realtà, che invece consiste in capsule sferraglianti che si sollevano pesantemente e rumorosamente dalla superficie terrestre, per giungere al di fuori del fragile guscio atmosferico fino a una quota ridicola che noi chiamiamo presuntuosamente “spazio”, dove l’accelerazione di gravità misura ancora il 90 per cento del valore sulla Terra.

Chiusasi l’epoca e l’epopea degli Shuttle, da ora in poi l’avvicendamento umano sulla ISS sarà garantito unicamente dalle Soyuz russe: veramente una ferraglia tenuta assieme dallo scotch (e non è una battuta), ma talmente semplice e collaudata che la sicurezza dei voli è praticamente del 100 per cento. Si va su con un razzo e si torna giù col paracadute. E’ meno spettacolare e non si recupera nulla, ma è enormemente più economico e sicuro. I rifornimenti e gli strumenti scientifici saranno invece portati con navette automatiche americane, russe, europee e giapponesi. Ma molto probabilmente l’ultimo avamposto dell’uomo nello spazio è destinato a esaurire il suo compito in pochi anni, sia per mancanza di fondi e quindi di equipaggi, sia per l’inutilità di mantenere tre persone a vivere in condizioni estreme a fare un lavoro che i satelliti possono fare altrettanto bene e in maniera più economica.

Konstantin Tsiolkovsky, padre dell’astronautica sovietica e quindi mondiale, sosteneva che la Terra è la culla dell’uomo, ma che nessun essere umano passa l’intera vita nella culla. Tsiolkovsky è spesso citato dai retori del volo spaziale che cercano di giustificare così i modesti, costosi e pericolosi tentativi fatti in questi 50 anni di conquistare lo spazio. Tuttavia non possiamo pensare che i rozzi razzi ci possano portare da qualche parte. La Terra sarà non solo culla, ma casa e tomba ancora per molto tempo. Dovremmo averne più cura e non farci accecare dalla retorica della conquista per cui, finita questa Terra, ne troveremo un’altra.

Sia chiaro: non ce l’ho con l’astronautica. Ce l’ho invece con l’inutile retorica e con la disinformazione che ci spaccia per conquista un timido affacciarsi fuori dall’atmosfera terrestre. E non venitemi a fare esempi storici di scoperte e di conquiste, paragonando i voli dello Shuttle ai viaggi di Colombo. Non ha senso. Ameno che il Genovese non abbia raggiunto il continente americano a nuoto.


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