Il 15 di agosto la Chiesa cattolica festeggia la ricorrenza dell’Assunzione di Maria. Il “Dogma” fu sancito da Pio XII il 1º novembre 1950, anno santo, attraverso la costituzione
Pio XII
apostolica Munificentissimus Deus (incipit latino, traducibile: ”Dio generosissimo”), ma già prima era presente nella tradizione apostolica cui si rifanno i cattolici. Ma anche in tradizioni orali e scritte di tutto il mondo antico, apocrife e no, in Occidente e in Oriente, da Giovanni Damasceno a Gregorio di Tours. Secondo queste tradizioni, Maria sarebbe spirata a Gerusalemme o a Efeso, dai 3 ai 15 anni dopo la morte del Cristo. Per alcuni, sarebbe stata accompagnata nel suo viaggio celeste dall’arcangelo Gabriele, per altri da una nube misteriosa. Per altri ancora, prima di quel viaggio, il suo corpo trovò breve riposo nella Valle di Giosafatte. Sembra comunque che già prima del 500 l’Assunta venisse celebrata fra i cristiani di Palestina. Nel 451, al concilio di Calcedonia, l’imperatore Marciano chiede di poter custodire il corpo di Maria: è morta di fronte agli Apostoli, gli spiega Giovenale, vescovo di Gerusalemme, c’erano tutti meno San Tommaso. Ma quando lui ha fatto poi riaprire la tomba, non si è trovato più nulla: perciò si crede che il corpo sia stato portato in cielo. parte dei teologi, che Maria non sarebbe veramente morta, ma sarebbe soltanto caduta in un sonno profondo, dopodiché sarebbe stata assunta in cielo
Caravaggio – Particolare della morte della Vergine
.In realtà l’idea che Dormizione e Assunzione siano la stessa cosa non è corretta. Dal punto di vista temporale invece le due ricorrenze liturgiche coincidono. Infatti, la Dormizione di Maria che conclude un digiuno di 14 giorni; o ancora più lungo, fino al 29, come accade fra i monaci del Monte Athos. si festeggia il15 agosto con tale denominazione nella Chiesa ortodossa e tradizionalmente nella Chiesa cattolica di rito bizantino, mentre, secondo il calendario liturgico cattolico di rito romano in quel giorno si celebra l’Assunzione. Alcune Chiese facenti parte della Chiesa ortodossa tuttora usano il calendario ortodosso come proprio calendario liturgico e questo comporta che la data è, secondo il calendario gregoriano, posticipata al 28 agosto.
Ma è papa Pio XII che il proclama il “dogma” nel quale si afferma che Maria,terminato il corso della vita terrena, fu trasferita in Paradiso, sia con l’anima che con il corpo, cioè fu assunta, accolta in cielo.
Non vi è località dalle Alpi alla Sicilia, paese, che ancor oggi festeggia il Ferragosto in vario modo.
Un’usanza assai diffusa, è quella dei fuochi d’artificio.
Il termine Ferragosto deriva dalla locuzione latina feriae Augusti (riposo di Augusto) indicante una festività istituita dall’imperatore Augusto nel 18 a.C. che si aggiungeva alle esistenti e antichissime festività cadenti nello stesso mese, come i Vinalia rustica o i Consualia, per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli.
Cesare Augusto
L’antico Ferragosto, oltre agli evidenti fini di auto-promozione politica, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse durante le settimane precedenti. Nel corso dei festeggiamenti, in tutto l’impero si organizzavano corse di cavalli e gli animali da tiro, buoi, asini e muli, venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori. Tali antiche tradizioni rivivono oggi, pressoché immutate nella forma e nella partecipazione, durante il “Palio dell’Assunta” che si svolge a Siena il 16 agosto. La stessa denominazione “Palio” deriva dal “pallium”, il drappo di stoffa pregiata che era il consueto premio per i vincitori delle corse di cavalli nell’Antica Roma.
Palio dell’Assunta – Siena
Nell’occasione, i lavoratori porgevano auguri ai padroni, ottenendo in cambio una mancia: l’usanza si radicò fortemente, tanto che in età rinascimentale fu resa obbligatoria nello Stato Pontificio. In Lombardia e Piemonte, fino ai primi decenni del XX secolo, era uso “dare il ferragosto” (in lombardo dà el faravóst) che consisteva nel donare emolumenti in denaro o in beni commestibili alle maestranze, da parte dei datori di lavoro, in modo che le famiglie potessero trascorrere lietamente il giorno di Ferragosto.
Nei cantieri edili, verso la fine di luglio, veniva fissato dai muratori un grande ramo d’albero sulla parte più elevata del fabbricato in costruzione, detta pianta del faravóst, che serviva
Santa Maria Vergine del Pilone
scherzosamente a rammentare all’impresario l’imminente esborso della tradizionale mancia.
A Torino, fino alla metà del XX secolo, molti cittadini si recavano per pranzare nel ristorante o al sacco nel parco in riva al Po, adiacenti alla chiesa della Madonna del Pilone.
Tale costumanza era denominata “Festa de le pignate a la Madona dél Pilòn”, ovvero “Festa delle pentole alla Madonna del Pilone”.
Palio Marinaro dell’Argentario
A Porto Santo Stefano il giorno di Ferragosto, si svolge il Palio marinaro dell’Argentario, antica gara remiera.
A Montereale, nel prato adiacente l’Abbazia della Madonna in Pantanis, il giorno di Ferragosto si tiene la gara poetica tra cantori a braccio. La smorfia napoletana assegna al Ferragosto il n.45 cfr. wikipedia
Accanto ai festeggiamenti rituali, il 15 agosto è anche un’occasione per deliziare il palato con le feste gastronomiche.
« A ferragosto si mangiano i piccioni arrosto. » (Detto popolare)
La mia mamma racconta che per la vigilia dell’Assunta, si osservava il digiuno, e si ci
Anguria
manteneva leggeri, mangiando solo il melone rosso, l’anguria o cocomero, (Citrullus lanatus) della famiglia delle Cucurbitaceae, con cui mangiavi e ti lavavi la faccia
( ’a vigilia ra ‘Assunta che pure e Turchi festeggian digiun a limit’ mellone per magnà e pe se lavà a faccia” – citazione di Luigi Trofa) Ma per il 15 di agosto, era un inno al colesterolo, in quanto tradizionalmente venivano preparate le pere mastantuono mbuttunate, un dolce che caloricamente non è sicuramente tra i piu dietetici ma di una bontà e gusto unici.Tradizioni metesi, citazione doverosa alla Famiglia Fienga, che prepara un gustoso piatto di tagliolini o capellini, non ricordo bene, la cui ricetta, il rampollo Fienga junior (Andrea), si guarda bene dal regalarmi, ha detto che se la vuole portare nella casciolella…
Insomma, per Ferragosto, la cucina, territoriale è ricca di aneddoti e piatti inconsueti, che sopravvivono in alcune zone del nostro stivale, ad esempio, il piatto tradizionale per eccellenza è il piccione arrostito. Tale usanza, pare sia nata in Toscana, in epoca carolingia.
In Sicilia invece, si usa preparare il gelu di muluna, detto anche gelo d’anguria, è un tipico dolce al cucchiaio siciliano che viene decorato con foglie di limone e fiori
Gelo di mellone
di gelsomino. L’ingrediente principale è l’anguria e la fuorviante denominazione “gelo di melone” deriva dall’impropria traduzione del termine “muluna” che in siciliano significa appunto “anguria”. Moltissime sono le diversità nella preparazione del composto che, a secondo della zona o delle tradizioni familiari, possono contemplare l’aggiunta di vari ingredienti, tra i quali chiodi di garofano, cannella, fiori di gelsomino e la granella di cioccolato amaro; quest’ultima per imitare la presenza dei semi d’anguria.
A Roma il piatto tradizionale del pranzo di Ferragosto è costituito dal pollo in umido con peperoni, spesso preceduto dalle fettuccine ai fegatelli e seguito da cocomero ben freddo.
Regina Margherita di Savoia
Le Margheritine di Stresa sono i biscotti che venivano tradizionalmente offerti agli ospiti dalla regina Margherita, in occasione dei ricevimenti di Ferragosto della Casa Reale.
Sull’Appennino tosco-emiliano, per Ferragosto è costumanza sfornare e consumare piccole ciambelle dolci come il Biscotto di mezz’agosto, prodotto tutto l’anno nella provincia di Grosseto ed in particolare nel comune di Pitigliano.
Biscotto di Pitigliano
Un tempo costituiva lo spuntino di metà pomeriggio per i lavoranti impiegati nella trebbiatura, occasione gradita per una breve sosta. Ha la forma di una ciambella del diametro variabile da 25 a 35 cm. Molto gustoso e caratterizzato da uno spiccato sapore di anice e di vino fresco, è di colore bruno esternamente e giallo internamente.
Lo Zuccherino montanaro è un dolce caratteristico della montagna bolognese. Veniva preparato in particolare, in occasione dei matrimoni per la sua forma rotonda molto simile alle fedi nuziali e viene tuttora portato nelle zone dell’Appennino bolognese di casa in casa ad amici e parenti dai due fidanzati per annunciare il matrimonio.
Zuccherini Montanari
Gli Zuccherini Montanari sono infatti dolci di pasta frolla glassati di zucchero con anicini.
L’area di produzione è rappresentata dai seguenti Comuni dell’Appennino bolognese: Monteveglio, Monte S. Pietro, Sasso Marconi, Pianoro, Monterenzio, Loiano, Monzuno, Marzabotto, Savigno, Castel d’Aiano, Vergato, Grizzana Morandi, S Benedetto Val di Sambro, Monghidoro, Castiglione dei Pepoli, Camugnano, Castel di Casio, Gaggio Montano, Granaglione, Porretta Terme, Lizzano in Belvedere
A base di farina e uova, i semi di anice o l’essenza di anice ne caratterizzano il profumato sapore ed è ricoperto da una glassa composta essenzialmente da zucchero e liquore di anice.
Ha una forma circolare di diametro compreso tra 4 e 8 centimetri e spessore, dopo la cottura, variabile tra 2 e 3 centimetri.
semi di anice
La glassa si presenta uniforme su tutta la superficie del biscotto, conferendogli un colore bianco candido e il caratteristico aroma di anice. La pasta risulta compatta, in modo che la glassa si depositi sulla superficie senza essere assorbita eccessivamente.
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