Lanterna del Caparra.
Il fabbro fonditore con fantasia forgia e sapiente batte il ferro. La sua lanterna è all’angolo di palazzo Guadagni, altre sono agli angoli dei palazzi Strozzi e Medici Riccardi. Niccolò Grosso ad ogni lavoro commissionato vuole un anticipo in denaro da ciò il soprannome Caparra. ”I tuoi quattrini volgono quanto i suoi”, risponde burbero il Caparra a Lorenzo il Magnifico che aspetta dietro ad una povera vecchietta. (Ricordo da un racconto di Sandro).
R I V I V E P E R L E N O S T R E M A N I
La materia
rubata all’utilità dell’armonia
dal suo essere nel voler essere
con altre materie nell’ambiente naturale
appare alla superficie
per un’arte che il silenzio-chiasso
del tempo secco o piovoso,
ventoso, assolato o nuvoloso
vede la montagna, la ghiaia, la sabbia,
la terra, l’albero, l’acqua,
gli animali, l’uomo e la donna.
L’uomo e la donna:
materie e spiritualità,
istinti e sentimenti,
cervelli e pensieri;
intelligenze da decenni costruite
nelle esperienze tramandate
ricercate, scoperte e studiate
costruiscono facendo rivivere.
Ed ecco il lavoro
l’arte più valida
dal potente sfruttata
nel dare ricchezza solo alla ricchezza
nel dare fatica e alienazione
e morte per sopravvivere
all’uomo e alla donna poveri
semplici artisti inconsapevoli.
Non è forse arte
arte sfruttata viva
quando il minatore estrae,
il siderurgico cola,
il metallurgico modella,
il metalmeccanico costruisce?
E muove, ferma, riparte.
L’artista genio
dal blocco di marmo
con scalpello e mazzuolo
liberò un angelo!
-Renzo Mazzetti-
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