La Festa della donna o, più correttamente, la Giornata Internazionale della donna, fu celebrata per la prima volta nel febbraio 1909 negli Stati Uniti, nel 1911 in Europa e dal 1922 anche in Italia. L’iniziativa partì dal Partito Socialista americano che invitò le donne a manifestare in favore del diritto di voto femminile.
8 marzo, Festa della Donna
Nel corso degli anni non ci fu mai un accordo formale sulla data di celebrazione. Negli Stati Uniti doveva essere celebrata l’ultima domenica di febbraio mentre in Europa gli stati del Nord scelsero di organizzare la festa tra il 18 e 19 marzo. Gli altri paesi optarono ognuno per una propria data sul calendario, fino alla prima guerra mondiale che portò ad un brusco arresto delle celebrazioni.
La prima volta che si sentì parlare dell’8 marzo fu nel 1917 quando a San Pietroburgo, in Russia, venne organizzata una grande manifestazione per la fine del conflitto bellico. Solo nel 1921 durante la Seconda conferenza internazionale delle donne del Partito Comunista a Mosca, si decise di rendere l’8 marzo la “Giornata internazionale dell’operaia”. In Italia, su iniziativa per Partito Comunista, la festa della donna venne celebrata per la prima volta nel 1922 ma solo negli anni ’70 la giornata si sarebbe affermata in maniera stabile.
A causa delle varie vicende storiche, intorno alla festa della donna sono nate diverse leggende tra cui, la più famosa, riguarda l’incendio che colpì la Triangle Shirtwaist Company di New York, una fabbrica di camicie, che causò la morte di 148 persone tra cui parecchie donne. Si tratta di una leggenda in quanto dell’incendio non si ha nessuna documentazione perché non avvenne mai.
Questa festa commemora le lotte e i sacrifici compiuti dalle donne in ambito politico e sociale ma, come spesso succede, si è lentamente trasformata in una celebrazione commerciale destinata ad arricchire fiorai e locali che organizzano feste, svilendo la figura femminile con irriverenti spogliarelli maschili.
E’ giusto ricordare e commemorare le donne, quelle vere, ma non solo l’8 marzo. Dovrebbero essere ricordate ogni giorno quando si svegliano, sistemano la casa, cucinano, badano ai figli e anche quando sono stanche, con la schiena che implora riposo, riescono a nascondere la fatica dietro ad un sorriso, rinunciando al loro bene per la felicità dei loro cari, senza chiedere e magari senza ottenere nulla in cambio. Forse un ramo di mimosa che appassirà dopo pochi giorni, insieme al riconoscimento dei loro meriti. Le donne sanno guardare la vita a 360° cogliendo piccoli particolari che fanno la differenza, guardano le cose e sanno andare oltre.
Quando chiedono la parità con gli uomini, rinunciano alla consapevolezza di essere superiori. A queste donne, Auguri.