Stephen Amidon, Carla Fracci, Giorgio Albertazzi, Licia Troisi, Alban Lefranc, Sara Simeoni, Dan Fante, Sarah Lee Guthrie e Johnny Irion, Francesco Durante, Stefania Nardini, Giuseppe Culicchia, Antonella Cilento, Sergio Claudio Perroni, Roberta Torre, Domenico Quirico, Emilio D’Alessandro, Roberto Pazzi, Antonella Lattanzi, Roberta Torre, Davide Cassani, Francesco Moser, Aurelio Picca e tanti altri.
Il Festival delle Storie è un’esperienza da vivere fino all’ultimo respiro. Non è la manifestazione culturale più famosa o prestigiosa. Non è da copertina e non ci sono tappeti rossi. Ma è unica. È un’intera valle che si apre al mondo come un romanzo. È un concerto di paesi che racconta storie su storie. È il segno che la cultura è un capitale umano che genera ricchezza. È la sfida a tutti quelli che dicono che “tanto è inutile”. È l’opportunità di credere in se stessi. È l’incanto di chi si sente cittadino della Valle di Comino anche se ci ha messo piede solo una volta per sbaglio. È un luogo dell’anima. È una terra di mezzo. (Vittorio Macioce, direttore artistico)
II luoghi sono una valle e una costellazione di paesini, sul versante laziale del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, sotto Montecassino, a una decina di chilometri da Sora: Alvito, Atina, Picinisco, Posta Fibreno, San Donato Valcomino, Campoli Appennino, Gallinaro, Villa Latina, Fontechiari, Casalvieri.
Un Festival girovago, ogni giorno una tappa, ogni giorno una carta dei tarocchi a dettare la trama delle storie.
Moltissimi gli ospiti, e altrettanto intensa l’attività dei laboratori che si svolgeranno per l’intera settimana. E il programma, anche escursionistico, si può scoprire qui: www.festivadellestorie.org.
Tre le iniziative più interessanti di questa edizione c’è quella realizzata con Andrea Kerbaker e Luigi Mascheroni, che propongono al Festival dieci libri perduti da recuperare e da riportare sul mercato editoriale.
Il titolo “I libri da liberare” rimanda al concetto che libri e liberi derivino da un’etimologia comune, per cui ripescarli da un oblio decennale diventa un atto di libertà. Questi i titoli che verranno liberati:
Marino Moretti, La vedova Fioravanti (Mondadori, 1941, rist. 1952) -
Giuseppe Prezzolini, Dal mio terrazzo 1946-1959 (Vallecchi, 1960) -
Laurana Berra, La grande famiglia (Feltrinelli, 1966) -
Tonino Guerra, L’equilibrio (Bompiani, 1967)
Giorgio Cesarano, I giorni del dissenso (Mondadori, 1968) -
Dario Bellezza, L’innocente (Garzanti, 1970, rist. 1992) -
Orio Vergani, Abat jour (Longanesi, 1973)
Giancarlo Vigorelli, Nel sangue lombardo (Munt Press, 1975) -
Manlio Cancogni, Le leonesse (Editoriale Nuova, 1982) -
Alfredo Antonaros, Tornare a Carobel (Feltrinelli, 1984) -