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Festival di Roma 2011: “Case chiuse” di Filippo Soldi

Creato il 31 ottobre 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

 

La sezione Extra a cura di Mario Sesti continua ad affermarsi come lo sguardo più raffinato e prolifico del Festival di Roma. Presentato Fuori concorso, il documentario Case Chiuse di Filippo Soldi è un’indagine nel tempo e nello spazio sulle case di tolleranza, «l’unica istituzione italiana dove la competenza è premiata e il merito riconosciuto» (Indro Montanelli). È il 1958 quando il Parlamento italiano approva la legge Merlin e dichiara così conclusa l’era della «civiltà erotica». Soldi attiva un viaggio attraverso i luoghi del piacere, passati e presenti, lasciandoci con un interrogativo sul futuro. Parte da lontano, dalle immagini del papiro risalente al XII secolo a. C. contenuto al Museo Egizio di Tornio e dalle lupanare di Pompei, per arrivare alla Berlino di oggi, dove la prostituzione è legale e concretizzata in luoghi di lusso come l’Artemis, bordello ad alta frequentazione internazionale, passando per l’Italia dei cambiamenti dagli anni’50 a oggi. Si arricchisce delle testimonianze di registi come Lina Wertmuller (Film d’amore e d’anarchia) e Tinto Brass e di attori come Lando Buzzanca, di persone di cultura come la giurista Eva Cantarella e Luciana Castellina, di donne che praticano il mestiere più antico del mondo, di Pia Covre, portavoce del ‘Comitato per i diritti civili delle prostitute e delle commosse lettere, lette dalle attrici Piera Degli Esposti e Mariangela D’Abbraccio, scritte dalle prostitute alla  senatrice.

Quello delle donne che offrono i loro servigi con professionalità e dietro pagamento è un mondo che da sempre ha ispirato le arti figurative e cinematografiche (le scene di Roma  di Federico  Fellini, introdotte nel documentario, lo testimoniano) e che negli ultimi decenni ha suscitato i dibattiti più animati e irrisolti: sfruttamento della persona o lavoro dignitoso? La macchina da presa di Soldi entra nella dimora berlinese dell’erotismo per documentare le modalità con cui si accede al piacere a pagamento. Dall’intervista alla prostituta Safina emerge una concezione del lavoro praticato avulsa dalle connotazioni moralistiche del senso comune;  Safina svolge con serietà e dedizione il suo lavoro come farebbe per qualsiasi altro settore. Diverso è invece il ritratto delle donne impiegate nelle case di tolleranza sessant’anni fa che prende corpo dalle lettere alla Merlin, madri, a volte malate, impegnate in un lavoro come un altro che le logora, ma che è necessario per garantire un futuro migliore ai figli.

Questo excursus ricercato, che non manca di momenti ironici (gli inserti storici all’indomani della legge Merlin), è condotto con rigore documentaristico e meticolosità nella ricerca delle fonti, prova, e riesce, a osservare da diverse angolature, e in poco meno di un’ora, la questione sulla legittimità della prostituzione e dei luoghi ad essa deputati, stimolando un dibattito libero e attuale. Evita la presa di posizione e non suggerisce soluzioni, intelligentemente rimette alla nostra società la riflessione su cosa sia meglio fare, se regolamentare la prostituzione e, di conseguenza le case di tolleranza, come avviene in altri Paesi europei, o continuare a censurarla come se non esistesse.

Francesca Vantaggiato

Festival di Roma 2011: “Case chiuse” di Filippo Soldi (Extra – Fuori Concorso)
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