Festival di Sanremo

Nilla Pizzi Festival di Sanremo 1951

Tra il 28 e il 31 gennaio 1951 si svolse nei locali del Casinò municipale di Sanremo la prima edizione del Festival della canzone italiana, con tre partecipanti (Duo Fasano, Nilla Pizzi, Achille Togliani), venti canzoni in programma, Nunzio Filogamo presentatore e il maestro Cinico Angelini a dirigere l’orchestra. Com’è noto Nilla Pizzi vinse interpretando la canzone Grazie dei fiori, composta da Mario Panzeri, Gian Carlo Testoni e Saverio Seracini. L’intero Festival venne trasmesso dal Secondo programma radiofonico della RAI (che ancora si chiamava Radio Audizioni Italiane). La prima diretta televisiva risale al 29 gennaio 1955, quando al termine del varietà Un due tre fu istituito un collegamento alle 22.45 con il Giardino d’Inverno del Casinò Municipale. L’anno seguente il collegamento con la prima serata, giovedì 8 marzo 1956, avvenne dopo Lascia o raddoppia, così come il giorno dopo, e la finale andò in onda alle 22.15 in Eurovisione. Da allora la RAI seguì tutta la manifestazione fino al 1973, l’anno dell’austerity, quando fu trasmessa soltanto la serata finale. Gli anni ’70 furono un periodo di crisi, la televisione trascurò l’evento facendo mancare quella presa popolare che tanto aveva contribuito al successo del Festival, testimone ne è l’edizione 1975, considerata la peggiore in assoluto, in cui le grandi case discografiche disertarono e la vittoria andò a una cantante sconosciuta di nome Rosangela Scalabrino (in arte Gilda). Il 5 marzo 1977 la RAI trasmise sempre la serata finale, ma per la prima volta a colori (anche se già nel 1973 i telespettatori dell’Eurovisione poterono assistere alla trasmissione irradiata con il sistema PAL, mentre in Italia c’era ancora il bianco e nero). Per la cronaca, non potendo essere disponibile il Salone delle Feste del Casinò per lavori di ristrutturazione, il Teatro Ariston diventò quell’anno sede del Festival e così è fino a oggi (con l’eccezione del 1990, quando l’evento si svolse al Palafiori di Sanremo) Con gli anni ’80 il Festival ritrovò il suo smalto, la RAI riprese a seguire l’intera manifestazione, anche se gli interpreti usufruivano del playback e l’orchestra era stata sostituita da una base preregistrata. Si può dire che in seguito il Festival della canzone italiana si è trasformato sempre più in uno show televisivo, a detrimento della qualità delle proposte canore. È tornata l’orchestra, gli interpreti si esibiscono dal vivo, ma tutta o quasi l’attenzione ormai viene quasi esclusivamente rivolta alle diatribe sulla conduzione, sull’organizzazione, sulle beghe delle case discografiche, sul battage radiofonico, dilatando la diretta televisiva della RAI per motivi di audience in concorrenza con le reti Mediaset. Si fa fatica a ricordare il motivo della canzone che ha appena vinto, oltretutto l’avvento dei talent show ha condizionato pesantemente gli organizzatori e vittorie come quelle di Marco Carta nel 2009 e Valerio Scanu nel 2010 sono la dimostrazione di questa evoluzione (o involuzione?). Sanremo è stato un trampolino di lancio per la canzone italiana, e non parliamo soltanto dei successi internazionali quali Nel blu dipinto di blu o Quando quando quando, adesso si limita a proporre personaggi che durano lo spazio della manifestazione e non lasciano grandi tracce di sé. Si avverte da parecchio tempo una crisi profonda che riguarda gli autori e i cantanti, mancano brani che restano nell’immaginario collettivo a distanza di anni, il bel canto italiano rivoluzionato da Modugno e Battisti è ancora alla ricerca di qualcuno che sappia proporre una nuova tendenza, un nuovo stile. Tra scimmiottamenti di melodie anglosassoni, scritture cantautorali di basso profilo (sembra che dopo Vasco Rossi di Vita spericolata del 1983 la produzione italiana continui a scivolare sempre più giù), sperimentazioni abborracciate e timbri vocali scarsamente originali, il Festival di Sanremo si fa notare come kermesse televisiva, come spettacolo in cui il contorno vale di più del contenuto musicale…