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Festival di Venezia – A Venezia 70 è il giorno di Judi Dench, James Franco e Jesse Eisenberg

Creato il 01 settembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

L’eterna classe di Judi Dench. L’eclettismo di James Franco. Il talento di Jesse Eisenberg. Possiamo riassumere così questa quarta giornata di festival, che ha visto la presentazione di ben tre film in concorso: Philomena di Stephen Frears, Child of God di James Franco, appunto, e Night Moves di Kelly Reichardt. Il primo ha raccolto lunghissimi applausi, entusiasmando il Lido con la sua storia tutta sentimenti che cerca di ricostruire tassello dopo tassello un rapporto madre-figlio mai esistito concretamente e vissuto tra rimorsi e speranze; con una Judi Dench da Oscar, che più invecchia più è brava. Il secondo invece, tratto da un romanzo di Corman McCarthy, ha diviso come sempre avviene quando l’attore americano passa dietro la macchina da presa. Ed infine il terzo ha lasciato tutti alquanto perplessi per la sua incapacità di alzarsi da una piattezza sia di ritmo che di emozioni, nonostante l’ex protagonista di The Social Network dia nuovamente dimostrazione di essere l’attore più bravo della sua generazione.
Se quindi Philomena per ora si attesta in cima alla classifica provvisoria dei film della competizione, gli altri due potremmo già escluderli dalla possibile lista finale dei vincitori. Soprattutto la pellicola della Reichardt, che sorretta esclusivamente dall’interpretazione di Eisenberg, presenta un racconto pieno di spunti ma del tutto privo di analisi e approfondimenti che colpiscono nel segno. Un discorso un po’ diverso va invece fatto per il lavoro di Franco, che pur non presentandosi come un film da premio, in realtà non è assolutamente un prodotto da buttare. Il regista-attore – che lascia il ruolo del killer-maniaco protagonista ad un bravo anche se un po’ troppo caricato Scott Haze, per ritagliarsi solo un piccolo cameo nella parte finale – si manifesta nuovamente, dopo i suoi lavori precedenti (l’ultimo quello di Cannes), come un autore davvero interessante, dalle buone idee e da un evidente coraggio. Il suo ritratto “isterico” di un emarginato sociale che sfoga nella violenza la sua rassegnazione, si fa apprezzare nel suo impianto formale fatto di rimandi cinematografici, giochi di opposizioni suono-immagine e una macchina da presa sempre in movimento che quasi entra nell’anima del protagonista; ma il risultato finale è un’opera fatta di buoni frammenti che però non sa bene che strada intraprendere e che diventa un po’ ambigua nella rappresentazione umana del suo personaggio principale. Al momento, dunque, fuori dai giochi. Ma mancano ancora tanti film e tutti i discorsi potranno riaprirsi. Soprattutto con un presidente di giuria imprevedibile come Bertolucci.

foto Federica De Masi © Oggialcinema.net

di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net


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