Uno dei due documentari in concorso a Venezia 70 (l’altro è Sacro GRA del nostro Gianfranco Rosi), The Unknown Known (L’ignoto noto) è il ritratto di Donald Rumsfeld, per ben due volte Segretario alla Difesa degli Stati Uniti d’America. Dietro la macchina da presa, il premio Oscar Errol Morris, autore di notevoli film inchiesta come The Thin Blue Line (1988), sul presunto omicida Randall Adams, e The Fog of War (2003), su Robert McNamara). The Unknown Known si inserisce sulla scia di quest’ultimo, presentando una narrazione costruita interamente attorno ad un’intervista incalzante con il personaggio politico in questione. Sebbene ci si trovi di fronte ad un film che scorre con ottimo ritmo, impreziosito dalle splendide musiche di Danny Elfman e da un notevole lavoro di montaggio, si ha la netta sensazione, però, che questa volta Morris non ottenga il risultato prefissatosi. Il film, infatti, oltre a voler offrire un’immagine precisa, profonda ed inedita di uno dei maggiori, oltre che uno dei più misteriosi e controversi, protagonisti della politica americana degli ultimi quarant’anni, vorrebbe in realtà svelare tante verità nascoste e sciogliere tante questioni irrisolte della recente storia degli States. Il tutto attraverso un’intervista, il cui intento, sulla carta, sarebbe anche quello di mettere con le spalle al muro l’ex segretario, “sbugiardarlo”, smascherarlo.
Ed è qui che risiede il problema maggiore della pellicola. Perché mettendo da parte una struttura narrativa che assomiglia più a quella di un documentario televisivo alla History Channel – tra l’altro coproduttrice – che cinematografico, ciò che incide molto sul risultato finale è proprio l’incapacità persistente da parte di Morris di tirar fuori dalla bocca di Rumsfeld qualcosa di veramente significativo, scottante, importante. E alla fine Rumsfeld ne esce anche bene dal ritratto del regista-giornalista americano, che per l’intera durata del film prova in tutti i modi a metterlo in difficoltà senza riuscirci. Da The Unknown Known, quindi, ne esce male più Morris che l’ex Segretario alla Difesa, il quale anche con ironia risponde domanda su domanda con grande sicurezza, offrendo la sua immagine sullo schermo esattamente come l’ha sempre mostrata in ogni occasione durante la sua carriera politica.
Il documentario di Morris è senza dubbio un film piacevole, che ripercorre e propone una visione interessante su molti momenti topici della storia americana, ma che purtroppo fallisce nella sua inchiesta, nel suo impianto “investigativo”. Peccato.
di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net