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Festival di Venezia – Recensione Film Under the Skin

Creato il 04 settembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema
Tratto dall’omonimo romanzo di Michel Faber, Under The Skin racconta la storia di un’aliena dalle fattezze umane che vaga con un furgone bianco per le autostrade della Scozia, o a piedi tra boschi e lande desolate, alla ricerca di umani da sedurre per divorarne l’anima. Protagonista del film una silenziosa Scarlett Johansson in un ruolo per lei assolutamente atipico. Incorniciato in un’atmosfera grigia e rarefatta, il film di Jonathan Glazer, che in passato avevamo apprezzato per la commedia gangsteristica Sexy Beast, si articola su una struttura narrativa piatta e monotona che gira a vuoto su se stessa senza arrivare mai ad una conclusione e senza mai riuscire a rivelare i suoi reali intenti artistici. Durante le quasi due ore di film, lo stesso breve schema si ripete continuamente per ogni incontro della bella aliena con il genere umano. I dialoghi sono rari e quando sono presenti non aggiungono nulla al racconto. Si avverte l’assenza di un’anima, di un substrato concettuale che dia un senso alla semplice giustapposizione delle varie sequenze. Il risultato non è tanto un film ermetico quanto un’opera vuota e stantia che non riesce mai a scavare nel suo personaggio principale, a rendere metafora di qualcosa il suo continuo peregrinare e la sequela di incontri che scandiscono la sua esistenza terrena. Così come la sua protagonista, il film non evolve, non cresce. Rimane fermo sui suoi presupposti narrativi iniziali evitando con persistenza ogni passo in avanti. Tra l’altro di difficile classificazione, in bilico tra fantascienza, dramma intimista, road movie, Under the Skin è una pellicola pretenziosa che si blocca nella sua confezione sfuggendo sottotesti, introspezioni, stratificazioni. Glazer è un ottimo creatore di atmosfere e un eccellente direttore di interpreti, e nei suoi precedenti lavori aveva anche dimostrato di essere un buon narratore. Qui però si notano solo le prime due qualità, perdendo la bussola della storia e svuotandola completamente di ritmo, oltre che di contenuti. Del film rimane impresso solo lo sguardo sperso e sorpreso di una brava Johansson, che offre una performance giocata esclusivamente sul fisico e sugli occhi alla scoperta di un mondo sconosciuto ed enigmatico. Per il resto buio totale.di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net

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