Bertolucci spiazza tutti. Il Leone d’Oro va a Sacro GRA di Gianfranco Rosi. Nessuno se l’aspettava, è stato un verdetto a sorpresa. Il film di Rosi forse non era il migliore della competizione, ma non si può non essere felici per il “ritorno a casa” del maggior premio veneziano dato che l’Italia non trionfava alla Mostra dal ’98, quando vinse Così ridevano di Gianni Amelio. E siamo doppiamente felici perché questo è un premio che va anche al cinema documentario, solitamente snobbato dai più importanti riconoscimenti internazionali. Se la memoria non ci inganna, Sacro GRA è addirittura il primo film di non-fiction ad aggiudicarsi il Leone.
E’ giusto però sottolineare un dato non di poco conto. Raramente gli italiani riescono a vincere i festival con presidenti di giuria stranieri. E’ successo a Cannes con Moretti e a Berlino con i Taviani lo scorso anno. Ma sono eccezioni e il fatto sconcertante è che a Venezia non è mai successo: Amelio venne premiato da Scola, Olmi nel 1988 da Sergio Leone, i cinque Leoni italiani tra il ’62 e il ’66 (Pontecorvo, Visconti, Rosi, Antonioni, Zurlini) anche loro da presidenti di casa nostra (nel caso di quest’ultimi si trattava però di capolavori, che probabilmente avrebbero vinto comunque). Autoreferenziali? Incapaci di far valere il nostro cinema anche agli occhi degli stranieri? Forse sono solo coincidenze, forse si tratta di un ragionamento futile che lascia il tempo che trova, ma bisogna pensarci su. Intanto, comunque, godiamoci questo successo.
Un successo che tra l’altro va condiviso anche con Elena Cotta, la straordinaria protagonista di Via Castellana Bandiera di Emma Dante, che si è aggiudicata la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile. Un riconoscimento meritato anche se Judi Dench in Philomena aveva offerto l’ennesima grande perfomance della sua carriera. Un ex aequo non avrebbe fatto storcere il naso a nessuno. Soprattutto considerando il fatto che il film di Frears, osannato da pubblico e critica, si è portato a casa solo l’Osella per la miglior sceneggiatura.
E veniamo così agli altri premi assegnati. A parte il tedesco La moglie del poliziotto, film pretenzioso e troppo estetizzante, che ha vinto il Premio Speciale della Giuria, Bertolucci & co. hanno più o meno accontentato tutti i migliori film del concorso. Jiaoyou (Stray Dogs) di Tsai Ming Liang ha ottenuto il Gran Premio, il talentuoso Tye Sheridan ha ricevuto meritatamente il Premio Mastroianni come miglior attore emergente per la sua interpretazione in Joe, mentre il meraviglioso Miss Violence di Alexandros Avranas, per molti il miglior film della competizione, si è aggiudicato ben due premi, il Leone d’Argento alla miglior regia e la Coppa Volpi per l’interpretazione maschile. A rimanere fuori, solo Tom à la ferme di Xavier Dolan, che sembrava il film perfetto per convincere il presidente della giuria. Non è stato così. Ma d’altronde ad inizio festival Bertolucci aveva avvertito tutti: “spero di assegnare dei premi che sorprendano anche me”. Forse bisognava aspettarselo.
foto Federica De Masi © Oggialcinema.net
di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net