Il sindaco di Verona Flavio Tosi (attribution: Paolo Pedrotti).
Sempre nell’ambito del dibattito “Chi comanda in Italia?” al Festival dell’Economia di Trento, dopo i pareri degli ex ministri Giarda e Visco, si passa alla riflessione sul federalismo di due amministratori di realtà territoriali importanti: il sindaco di Verona Flavio Tosi e il presidente della Provincia Autonoma di Trento Alberto Pacher.
Tosi ha contestato alcune delle affermazioni fatte dai due ex ministri, sottolineando come, nonostante alcune regioni abbiano una spesa sanitaria pro capite fuori controllo rispetto ad altre, l’Italia spenda solo il 7% del PIL, molto meno rispetto ad altre. Il problema, secondo Tosi, è che “anziché attuare il federalismo, si è attuato un regionalismo irresponsabile, creando centri di spesa. Il federalismo vero prevede che si sappia chi spende, quanto spende e per far cosa, mentre in Italia ci sono livelli di spesa confusi e tassazione che in parte va a livello nazionale, in parte resta a livello locale”. Il sindaco di Verona ha poi continuato “siamo in un Paese dove i costi dello stato centrale sono costantemente aumentati e viceversa diminuiti per gli enti locali; mentre questi ultimi sono riusciti a comprimere i costi, lo Stato non ha risparmiato sulla minore spesa, ma ha aumentato costantemente la spesa dell’apparato centrale, con una serie di errori che si trascinano da decenni: i trasferimenti ai comuni, che negli anni si è cercato di riequilibrare (in proporzione agli abitanti), in realtà sono stati basati su un dato storico assolutamente sperequato.
La soluzione, secondo Tosi è di “introdurre i costi standard e non più lo storico. La fotografia del paese è quella di regioni che rispetto a quelli che dovrebbero essere i costi per lo Stato, spendono molto di più: regioni a statuto speciale, con risorse diverse fra loro (a eccezione della Sicilia), Campania, Calabria, Sicilia e Lazio. Paragonando la spesa che lo Stato ha in queste regioni rispetto alla media delle altre regioni, risulta che ogni anno vengono sprecati 30 miliardi in più. Quello che si dovrebbe fare è definire parametri di costi standard, imponendo alle regioni di rientrare rispetto agli sprechi che ancora oggi ci sono. Ci sono settori dove è più facile farlo, come servizi e forniture, ma ci sarà certamente un problema sul personale.
Il Governatore della PAT Alberto Pacher (attribution: Paolo Pedrotti).
La parola è passata poi al padrone di casa, Pacher, che ha fatto un po’ una sintesi della situazione della Provincia Autonomia di Trento, situazione ovviamente diversa per la sua peculiarità: “il rinforzo delle autonomie e dei poteri locali dev’essere la direzione da seguire; l’autonomia speciale pone il Trentino in una condizione particolare, ma è anche vero che è abbastanza emblematico in questa fase il percorso che la PAT sta facendo nei confronti della trattativa che ha con lo Stato, per definire in via assestata i rapporti reciproci. Nel 2009, con gli accordi di Milano, il rapporto tra l’autonomia e lo Stato ha avuto un’evoluzione: la proposta che è stata concordata prevede un’accresciuta responsabilizzazione della provincia sulla gestione, anche finanziaria, della propria autonomia.
Naturalmente dal 2009 è cambiato il mondo e sono subentrate manovre da parte dello Stato e nessuno si può e si vuole chiamar fuori. Devo dire però che adesso abbiamo ripreso con il nuovo Governo un’interlocuzione, perché le manovre finanziarie hanno portato nuove richieste e quindi abbiamo rilanciato ulteriormente con una nuova proposta: a fronte del riconoscimento dei 9/10 del gettito erariale, noi siamo pronti ad assumerci tutte le spese che lo Stato ha sul nostro territorio (480 milioni all’anno).
Pacher ha concluso poi con un invito: “ci sono le possibilità e capacità dei territori di vivere fino in fondo una corresponsabilizzazione. Bisogna che ci sia un radicamento della convinzione politica che questa sia la strada da seguire, ma se questo non si farà, sarà davvero difficile portare il Paese ad un livello più maturo di consapevolezza.
Articolo di Silvio Carnassale