Fetonte

Creato il 16 ottobre 2012 da Lory663
Tra Epàfo, uno dei tanti figli di Giove, e Fetonte, figlio di Apollo, non c'era mai pace perchè il primo era maligno e invidioso, e il secondo non aveva un carattere abbastanza mansueto per sopportare le sue offese e le sue malignità. Un giorno poi Epàfo disse a Fetonte di non montare tanto in superbia perchè non era vero che era figlio del Sole e gli suggerì di chiedere alla madre, la ninfa Climène, chi fosse realmente suo padre. Fremente d'ira e d'impazienza, Fetonte si recò a trovare la madre e le chiese se Epàfo avesse detto il vero. Climène abbracciò il figlio e gli giurò che Epàfo aveva mentito, perchè effettivamente egli era figlio di Apollo, il biondo dio del Sole.
Ma Fetonte non si ritenne pago del giuramento della madre, e volle andar a parlare con Apollo stesso. Attraversò l'Etiopia e l'India, e giunse finalmente alla reggia paterna, che Vulcano aveva costruita in oro, argento, avorio, profondendovi anche smeraldi e rubini. Il dio sedeva in trono, e gli facevano compagnia i membri della sua corte: ossia le Stagioni, i Mesi, gli Anni, i Giorni e le Ore: di queste ultime dodici erano avvolte in veli candidi, e dodici in veli neri. Apollo, alla vista del figlio, rimase grandemente stupito: rimessosi dalla meraviglia gli chiese per qual motivo avesse osato compiere un così lungo viaggio attraverso regioni aride e inospitali; e Fetonte gli ripetè la domanda già fatta alla madre. E cioè se fosse lui il suo vero padre. Il dio rispose affermativamente e, per meglio convincerlo aggiunse: - Per dartene la prova suprema, ti giuro per lo Stige che esaudirò qualunque desiderio tu abbia  a esprimermi -
Vi era una cosa che Fetonte desiderava ardentemente, quindi approfittando della promessa che gli aveva fatto Apollo, non esitò e così si rivolse al dio chiedendogli di fargli condurre per un giorno intero il carro di fuoco, da solo, senz'altri che i cavalli. In questo modo nessuno avrebbe avuto più dubbi sulla sua paternità. Seppur a malincuore (perchè l'impresa era molto pericolosa e Fetonte si votava a una morte sicura), Apollo acconsentì (per non venir meno al giuramento).
Comandò alle prime Ore del mattino che attaccassero i quattro cavalli al carro di fuoco. Poi sospirando, impartì a Fetonte le istruzioni che, se fossero state eseguite, avrebbero condotto, sano e salvo alla fine dell'impresa l'impetuoso giovinetto. Fetonte assicurò il padre che avrebbe agito secondo i suoi consigli; ma, eccitato com'era per l'avventura meravigliosa che stava per vivere, non tenne nel dovuto conto le raccomandazioni paterne. Aveva fretta di balzare sul carro e di impugnare le redini, e allorchè ebbe fatto ciò, spronò i cavalli a slanciarsi per lo spazio.
I cavalli però, si accorsero che colui che teneva le briglie non era Apollo, allora si scatenarono e cominciarono a scalciare e a sbandare senza che Fetonte riuscisse a farli ragionare. Salirono in alto, tanto in alto da bruciare una grande zona della volta celeste e la Via Lattea è appunto la traccia lasciata da quell'incendio; poi scesero in basso rasentando la terra che prese fuoco. Bruciarono foreste, messi nei campi, città, inaridirono i fiumi, fino a quando Giove dall'Olimpo pose fine a questa distruzione scagliando  un fulmine che investì l'infelice Fetonte e lo sbalzò, con le vesti in fiamme, giù dal carro. Come una palla di fuoco, Fetonte, rotolò per l'aria e andò a cadere nel letto dell'Eridano - il Po - che la sua folle corsa aveva prosciugato. Accorsero subito le Naiadi a compiere il rito funebre, e accorsero anche, piangendo amaramente, le sorelle dell'infelice giovane, le Eliadi, pur esse figlie del Sole. Alla fine gli dei, commossi dall'immenso dolore delle Eliadi, le tramutarono in pioppi sulle sponde dell'Eridano. E questa trasformazione spiegava, agli antichi, la presenza dei filari dei pioppi che corrono lungo le rive del Po, specie nel punto in cui la leggenda vuole che sia caduto e sia stato sepolto Fetonte: questo posto corrisponde all'incirca alla località in cui, più tardi, sarebbe sorta la città di Ferrara.


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