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Fiat e Formigli, Santoro e Celentano: il giornalismo e la ‘censura’

Creato il 22 febbraio 2012 da Candidonews @Candidonews

Fiat e Formigli, Santoro e Celentano: il giornalismo e la ‘censura’

La Fiat, che aveva denunciato Corrado Formigli e la Rai per un servizio giornalistico ritenuto lesivo per l’onorabilità dell’azienda, ha vinto la causa in primo grado. Formigli e la Rai dovranno risarcire il Lingotto con ben 7 milioni di euro. Assurdo. Cosi facendo si mette ‘la museruola’ alla libera informazione.

I primi effetti già si possono apprezzare. Il patron di Telelombardia, Parenzo, ha minacciato di non mandare in onda l’intervista di Celentano a Servizio Pubblico di Michele Santoro:

«Siamo al buio – spiega ancora Parenzo -. Non si sa nulla dell’intervento di Celentano. Santoro non vuole dirci nulla di questa intervista. Ci mandino il testo, oppure ci diano una fidejussione, altrimenti l’intervento di Celentano non andrà in onda. Manderemo in onda ’Servizio pubblico’ e quando ci sarà Celentano lo oscuriamo». «La Rai dovrà pagare cinque milioni per aver criticato la Fiat – aggiunge l’editore riferendosi alla sentenza che ha condannato l’azienda pubblica a risarcire il Lingotto per un servizio andato in onda su ’Annozero’ -. Io da domani dico solo che la Fiat è una grande azienda, perchè chi paga alla fine sono io. E se domani venisse fuori qualcosa contro la Rai? E se la Rai poi ci fa causa, chi paga?».

Sulla vicenda mi sento di condividere in pieno l’articolo di Milena Gabanelli apparso oggi sul Corriere, lo riporto integralmente qui di seguito:

Caro direttore
Bene, adesso sappiamo che se il prodotto Fiat non vende bene è anche colpa di Annozero, di Formigli e della Rai, condannati dal Tribunale di Torino a pagare un risarcimento danni esemplare: 5 milioni di euro oltre rivalutazione monetaria dal dicembre 2010 ed interessi. L’oggetto del contendere è la valutazione di velocità di 3 modelli di automobili, uno dei quali Fiat che viene dalla stessa pubblicizzato con la frase born to race.

 Ci siamo occupati anche noi dell’industria automobilistica torinese, le testimonianze più importanti non sono state raccolte a Torino, perché Torino «è» la Fiat. Non entro nel merito della sentenza, se il giudice ha condannato avrà le sue ragioni. Se la Rai e Formigli faranno appello, in quella sede potranno senz’altro chiedere la rivisitazione integrale della questione. Mi limito a considerare due aspetti. Il primo: la perizia affidata dal Tribunale ad un Collegio di esperti composto dal professor Francesco Profumo, dal professor Federico Cheli e dal professor Salvio Vicari. Profumo, oggi Ministro, al momento del conferimento dell’incarico era rettore del Politecnico di Torino. La difesa di Formigli ha obiettato che il Politecnico di Torino viene finanziato dalla Fiat (nel 2011 Fiat e Politecnico di Torino hanno rinnovato fino al 2014 l’accordo di collaborazione che ha permesso, alla fine degli anni Novanta, di istituire il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Autoveicolo). Dal curriculum del professor Cheli emerge che: «Da anni è responsabile di una serie di contratti di ricerca tra il Politecnico di Milano e, tra le altre, le società Pirelli Pneumatici, Bridgestone, Centro Ricerche Fiat, Ferrari Auto, Fiat Auto». Salvio Vicari, docente alla Bocconi, è stato nel consiglio di amministrazione della Valdani-Vicari e associati. Dentro la Valdani-Vicari troviamo l’ex direttore generale di Teksid France ( gruppo siderurgico fondato da Fiat). Dalla Valdani Vicari invece proviene l’attuale tax senior specialist di Fiat Services. E’ possibile domandarsi se nella loro valutazione ci sia imparzialità?

Secondo aspetto: la quantificazione del danno. Per il Tribunale il servizio di Formigli ha compromesso la reputazione progettuale e commerciale dell’automobile in questione. Tradotto in euro: 1.750.000 danni patrimoniali, 3.250.000 per l’offesa arrecata a una società composta da un assai rilevante numero di persone. Pochi giorni fa, sempre a Torino, nella sentenza Eternit il tribunale condanna 2 dirigenti a 16 anni di reclusione per disastro doloso e omissioni di misure infortunistiche, e ai responsabili civili impone il risarcimento di 30.000 euro ad ogni famiglia che ha avuto un morto in casa per amianto. Il Tribunale civile di Milano, nel 2011, ha aggiornato le tabelle che fissano i danni per perdita parentale. La morte di un figlio, di un genitore, della moglie o di un marito viene liquidata con tetto massimo di 308.700 euro. Per la perdita di un fratello o di un nipote il tetto massimo è di 134.040. Ben altra cifra dovranno pagare la Rai e Formigli per aver accusato una vettura di essere meno veloce di un’altra. Un’informazione considerata incompleta. Va ricordato inoltre che Formigli aveva invitato, invano, i vertici al confronto.

La sentenza del Tribunale di Torino costituisce un monito molto duro verso il diritto di critica (che in questo caso non è stato preso in considerazione), e che lascerà il segno, poiché difficilmente un editore si assumerà il rischio di sostenere simili cifre. Non risulta invece che sia mai stata emessa condanna esemplare nei confronti di coloro che ti portano in tribunale senza motivo. Per loro il rischio massimo, oltre la doverosa condanna alle spese, è solo una piccola multa, 1000 euro, per aver disturbato il giudice.

Milena Gabanelli


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