Questa settimana mi erano venute in mente tante idee per il blog. C’è stata quella terribile festa della donna, al cinema stanno per uscire sottoprodotti della cultura pop con tutta l’aria di voler essere bastonati senza pietà, la Brambilla se ne è uscita fuori con “Forza Lecco” (naturale deriva di Forza Italia), il PD continua a dare nuovi ed affascinanti significati alla parola FALLIMENTO. Insomma, c’era tanto di cui parlare. Io però ho deciso ancora una volta di parlare dei fatti miei.
Due avvenimenti sconnessi, in particolare, mi hanno dato l’ispirazione per questo post francamente evitabile.
Il primo: cena in famiglia per il compleanno di Zia a casa di Nonna.
Zia-fintagiovane mi contatta su facebook per sapere l’opinione che mi sono fatta della donzella che mio cugino-scimmione ha portato a cena ieri sera. La giovane pulzella ha le sopracciglia disegnate, non è in grado di mettere in piedi una frase e ha tutta l’aria di essere appena uscita da una scuola per massaggiatrici professioniste. Manco a dirlo, lei era quella che mi stava più simpatica al tavolo. Soprattutto perché non parlava. In tutto questo, mi è stato caldamente consigliato in sede distaccata e nascosta al grande pubblico (in bagno) da zia-vecchiaebigotta di non diventare mai come “quella lì”, riferito alla fidanzata di cugino-scimmione. E ha accennato a discorsi medievali sul sesso, ripetendo fin troppe volte la parola “ragazza seria”, associandolo a frasi inquietanti come “ti guarderò dall’altro lato” (parlando sempre di sesso). Questo momento uccidetemiora va ad aggiungersi ad una lunga serie di monologhi imbarazzanti in cui io assumo l’espressione seria di Brooke in Beautiful quando deve confessare di essersi scopata per l’ennesima volta il marito di qualche sua parente. Contrita fuori, ghignante dentro. Ovviamente io a zia-fintagiovane non ho risposto e non risponderò.
I parenti su Facebook sono una disgrazia da evitare. Ecco perché mi sono fatta Twitter. E questo blog. E Tumblr.
Il secondo: situazione di stallo opprimente con una persona che fino a ieri era tua amica (o lo è ancora, o non lo è mai stata, boh).
Avete presente quegli amici là? Quelli che ti fanno sentire speciale, che ti fanno sentire come se potessi attraversare qualsiasi cosa tanto, eh, tanto ci sono, sì, ci sono loro. Quegli amici là che fanno amicizia con tanti però poi finisce che chiamano sempre te. E allora tu. E allora tu ci credi, sì, insomma. Ci credi che dopo tanti rapporti finiti nel deserto, almeno quell’amico là ci sarà sempre. E vi potete lamentare insieme di come non abbiate tante persone veramente amiche. Però quei pochi (cioè tu e lui,lui e tu) bastano. Ecco,arrivati a questo punto della storia dovrebbe arrivare qualcuno con un megafano ad urlare: STICAZZI! Perché poi quell’amico là smette di chiamarti, è bravo a fare amicizia mica come te,e anche se ti chiama, parla sempre di sé, e poi non ti chiama più. E non uscite più. Rapporti che non si rompono,no. Si dissolvono. Ché si fa sempre finta di niente,eh. Non che me lo dici che ti sei stancato di me. No. La gente ti abbandona e neanche se ne accorge. Forse è questa la cosa che mi fa più male. E forse sei stato solo l’ennesima spalla su cui piangere ma tanto poi non è che c’è bisogno di coltivare la tua amicizia e no,non sia mai. Il dramma è che quell’amico là che c’è sempre sei solo tu. Solo tu ad aspettare le persone, a stare sempre lì,sempre lì, pronto a farti usare. Io mi sarei anche rotta. No,non rotta le palle. Proprio rotta. In due. E c’è che quegli amici là,non li voglio più.