Todor cerca una stella per suo figlio Branko appena nato. Il trucco è tenere lo sguardo fisso e aspettare di vederne una che si muove più viva che mai. Una volta scelta, la stella rappresenta la sua vita e chi l’avrebbe posseduta sarebbe vissuto quanto lei. E un astro esuberante, sfrontato, spavaldo, coraggioso non morirà mai giovane…
Todor avvista un avanzo di cielo ancora non deturpato dal fumo e osserva con molta attenzione tutte le stelle che vede.
Todor continuò a scandagliare il cielo e la stanchezza gli penetra più a fondo nelle ossa.
Zara intanto gli porge un pezzo di spago e un fil di ferro, ritorto a formare un rozzo ago da cucito. Con dei brandelli di stracci, carta, gomma e cuoio vuole fare una trapunta per il piccolo…
E’ il maggio del 1944 e siamo nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, sezione destinata agli zingari, la più dimenticata e fuori mano. Qui sono confinati i gitani in quello che è passato alla storia come il «grande divoramento».
Todor e Zara riescono a tenere nascosta la nascita del piccolo Branko e riusciranno a farlo uscire fortunosamente dal lager con la speranza che il figlio possa salvarsi.
Il nome Branko è lo stesso di un veggente a cui, secondo la leggenda, il dio degli zingari, 0 Del, aveva affidato la Bibbia Gitana, il sacro Libro dei rom, che avrebbe dovuto riunire quel «grande popolo integro» e guidarlo verso la terra promessa, il mitico Romanestan…
Figli dell’Arcobaleno dello scrittore turco Moris Farhi è un racconto epico senza tempo, una lettura coinvolgente che rivela una partecipazione e una dimensione spirituale di rara intensità.
In una lingua suggestiva e raffinata Farhi porta alla luce la storia di un popolo dimenticato e sconosciuto raccontando le persecuzioni e i soprusi che i Rom affrontano da sempre, ma anche la loro aspirazione a una patria ideale.
Farhi si dimostra un costruttore di ponti culturali, ponti importanti che ci uniscano agli altri. Con Figli dell’Arcobaleno è riuscito a diffondere rispetto e amore per le persone, ma anche ammirazione per la differenza.
Da segnalare l’ottima traduzione di Isabella Zani.
Moris Farhi
Figli dell’arcobaleno
(Traduzione di Isabella Zani)
Edizioni Lavoro
2011