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Figli e Libri

Creato il 27 aprile 2010 da Albix

libro tore

Non mi ricordo più quale scrittore disse un giorno che per lui, i libri che via, via,  andava pubblicando, erano come dei figli.

Certo, i figli son “piezz’e core”. Quindi non facciamo confusione.

Però devo confessare di provare una grande emozione, ogni volta che stringo in mano una mia nuova pubblicazione.

Il libro che ho ricevuto oggi dalla Casa Editrice “Il Convivio” del dott. Angelo

Manitta  è il mio quinto libro. Si intitola “Canti di libertà, di solitudine e d’amore”.

Contiene poesie in versi sciolti e in rima che abbracciano un periodo di 35 anni: dal 1975 al 2010.

A tutti i miei libri sono affezionato e ciascuno ha le sue proprie caratteristiche.

Il primo è il più fragile; forse sopravvalutato all’inizio e messo da parte troppo presto, quando sono arrivati i successivi.

Questo di oggi comincia a essere un libro della maturità.

Lo concepii nella seconda metà degli anni ottanta, ma per svariati motivi, vede la luce solo adesso.

I libri hanno periodi di incubazione variabile.

Ci sono autori prolifici come conigli. Capaci di pubblicare più libri all’anno.

Altri li condannano all’oblìo di un oscuro cassetto, eppoi magari ci pensano gli eredi a pubblicarlo postumo.

Altri hanno il coraggio di bruciare ciò che scrivono.

Il grande scrittore russo Nabukov (se la memoria non mi inganna) ordinò che dopo la sua morte i suoi manoscritti venissero arsi. Ma la moglie per fortuna si rifiutò di farlo.

Non avremmo mai letto quel grande  capolavoro che è “Il Maestro e Margherita”.

Se i libri son come i figli, cari autori, allora non sopprimeteli, ma affrontate qualche sacrificio, e pubblicateli.

Può anche darsi che facciano strada, chi lo sa?

Eppoi, un atto d’amore, val sempre la pena di farlo vivere.

Dai Canti di Solitudine, offro, a chi ha avuto il coraggio e la forza di seguirmi sin qui, una poesia che ha per titolo: “Il Martirio degli Innocenti”.

Solitudine

È la nostra condanna

Per quelle vite spezzate.

Odo lamenti lontani

urla di rabbia e di dolore

di donne disperate

urla incoscienti

di uomini senza fede

confusi nel buio della ragione!

Ed io che  m’affacciavo appena al mondo,

con chi stavo?

Con le donne?

Con l’uomo?

Ora che cerco Dio

perché mi risponde  il pianto

di quelli che non videro mai la luce

come una colpa che mi opprime il cuore?

Li abbiamo ricacciati nell’oblìo

Ma stanno tornando e torneranno

riempiendo i vuoti della morte innocente

come carne di Dio.

E tutti porteremo addosso

i segni della sofferenza!


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