Nel 1978 Kate Bush si agitava con strane movenze davanti ad una telecamera per registrare il video di Wuthering Heights. Anche lei, come generazioni di ragazze prima e generazioni di ragazze dopo, era rimasta folgorata dalla struggente storia d’amore di Cime Tempestose : Catherine, figlia di una ricca famiglia inglese, e Heathcliff, trovatello adottato dalla stessa famiglia di Catherine, sono due bambini felici che giocano insieme per la brughiera.
L’infanzia spensierata dei due giovani si interrompe quando giunge l’ora di crescere e passare da un mondo fatto di uguaglianza ad un mondo dove invece la famiglia, le origini, il nome segnano una netta gerarchia sociale.Lontani per un considerevole lasso di tempo si ritroveranno da adulti, su due strade parallele ma separate. Catherine, ad un passo dal matrimonio con Edgar (anche lui figlio di una ricca famiglia) , nutre ancora sentimenti forti per Heathcliff, che a sua volta ricambia, ma le pressioni familiari, sociali e culturali la portano a confermare l’unione con Edgar, condannandosi a soffrire l’amore mai realizzatosi con Heathcliff. Il romanzo prosegue con le avventure e gli amori di Katy, figlia di Edgar e Catherine (morta mentre partoriva Katy), ma è il sentimento travolgente tra Catherine e Heathcliff che rimane maggiormente nel cuore dei lettori.
Dal romanzo ad oggi corrono quasi due secoli in cui intere generazioni di ragazze hanno sfogliato con passione le pagine del romanzo, rapite dalla storia, immedesimate nei personaggi. Ho letto anche io il libro a quindici anni e ho colto quello che la giovane autrice Emily Brontë voleva trasmettere quando lo scrisse: un amore spontaneo nato tra le lande e l’ingiustizia di vederlo soffocato da doveri e convenzioni sociali.
E’ giusto che a quindici anni una ragazza legga questo romanzo e ci creda profondamente, perché è l’età in cui siamo tutti un po’ Romantici, nel senso letterario del termine: rifiuto del raziocinio, fede assoluta nei sentimenti e nell’amore, quello vero e struggente che conduce l’uomo al sehnsucht. Emily Brontë era inevitabilmente una romantica, per la sua giovane età e perché è cresciuta durante la diffusione del pensiero Romantico. Morì troppo giovane per scrivere altri romanzi oltre a “Cime Tempestose”, ma è facile immaginare che per il contesto socio-culturale in cui viveva avrebbe continuato a narrare di forti sentimenti e ingiustizie sociali.
A me questo romanzo, oggi, parla con una lingua diversa. Rimarrà la bella storia che tanto mi ha affascinato a quindici anni e non il libro che mi ha svelato grandi verità. Emily era frutto del suo tempo ed io del mio, in cui l’estrazione sociale diversa non è (o almeno non lo è sempre) una barriera al formarsi di unioni; nel mio tempo si è Romantici solo ad una certa età, superata la quale oltre al bivio cuore-ragione si trovano tante altre strade che possono essere imboccate.
A distanza di tempo dalla prima lettura viene oggi da chiedermi cosa ci trovasse in fondo Catherine in Heathcliff, se non fosse semplicemente una donna poco cresciuta, nostalgica della spensieratezza della brughiera e avesse cristallizzato questo in Heathcliff, idealizzato come vero amore in quanto simbolo di una felicità ormai perduta; probabilmente, libera da questa idea, si sarebbe resa conto di quanto Edgar avesse da offrirle e quanto l’amasse, in maniera più timida, dimessa, meno teatrale e irruente di Heathcliff, meno bestiale e virile, ma pur sempre intensa. Forse Catherine aveva confuso l’amore con la passione, componente necessaria ma non unica. A distanza di tempo non riesco proprio a vedere un “e vissero felici e contenti” tra i due protagonisti o più probabilmente non mi è dato vederlo perché non sono nata tra le cime tempestose mosse dai venti dei sentimenti alla fine di un ottocento che idealizzava le passioni, ma ne sono la figlia o, addirittura, una lontana nipote.