Il taglio del film è significativamente diverso da quello del libro, nel quale se non ricordo male l’Alzheimer di Barney è presente fin dall’inizio del suo racconto e non già solo alla fine. E’ la storia e la filosofia di un uomo, Barney Panofsky (al cinema è la prova d’autore di Paul Giamatti) dagli amori intensi e indossati fino al loro logorio. Tre matrimoni, la cultura ebraica, un importantissimo padre (sullo schermo un fenomenale Dustin Hoffman), delle donne molto differenti, due figli avuti col terzo matrimonio e un amico del cuore decisamente ingombrante. Barney non è sempre un buon marito, ma di certo è un uomo capace di slanci amorosi ed è uno che sa cosa sia l’amore vero. Lo dimostra, nel rapporto con almeno due delle sue mogli, nel rapporto coi figli e con suo padre. L’accoppiata Giamatti-Hoffman sullo schermo è una di quelle coppie destinate a rimanere nella storia del cinema.
Il film, da non perdere per nulla al mondo, è girato parte a Roma, parte in Quebec, parte a New York ed è un piacere per gli occhi. La sceneggiatura si basa sul romanzo di Mordecai Richler (morto nel 2001), con l’apporto di Michael Konyves.