Hong Kong – E’ notte. Siamo in un quartiere caotico dalla frequentazione varia, si avvicina la mezzanotte e un eterogeneo gruppo di persone sale sul bus in partenza per Taipo. Un guidatore un po’ rozzo ingrana la prima e porta un vero campionario di esseri umani verso casa. Sul minibus non manca davvero nulla: sul fondo gozzoviglia un gruppetto di sbarbatelli universitari, una donna triste e sola guarda fuori dal finestrino, una coppietta conversa, lo strafatto di turno infastidisce il resto degli occupanti, e altri personaggi strambi abbaiano l’un l’altro sin dal primo semaforo rosso. Insomma, saremo pure a Hong Kong, ma non notiamo una gran differenza con quanto accade ogni giorno sui nostri mezzi.
© Berlinale
Qualcosa però alle ore 2.28 renderà quel viaggio unico e ben diverso dai nostri peggiori incubi: il bus entra in un tunnel e all’uscita, qualche secondo più tardi, si ritrova da solo su una strada vuota, in una metropoli deserta senza apparente motivo. In assenza di esseri umani cui chiedere informazioni, avvolti dal buio e dal silenzio della quiete notturna, i passeggeri rimangono straniti e non sanno come reagire. Cos’è accaduto esattamente durante quegli attimi di blackout? Dove sono tutti? I nostri protagonisti stanno sognando oppure son morti e sono all’Inferno?
Le cose non migliorano con lo scorrere delle ore, chiunque scenda dal veicolo va incontro ad una brutta fine. Eppure non pare sia scoppiata un’improvvisa e letale pandemia: non ci sono cadaveri! A questo punto la curiosità dello spettatore è ai vertici e… il film cambia registro (la prima di una lunga serie di virate). L’elemento zombi-horror irrompe in scena e ci accompagna nella seconda metà di una pellicola dai toni sempre più apocalittici e sci-fi. Tra crisi isteriche e scoppi di follia, emerge una caricatura ai limiti del grottesco delle paure umane, della degenerazione di una società e dei suoi membri. Tutti si macchieranno le mani di sangue, prima o dopo il passaggio in quella che appare come una nuova dimensione, reale o fittizia che sia.
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Per arrivare in fondo, non possiamo esimerci da una critica palese alle tare sessuali esplose negli ultimi anni (nulla di volgare, sia ben chiaro) per poi arrivare al triste, velatamente drammatico e molto desolante epilogo della storia. Una parabola verso gli inferi, una stoccata a quella Hong Kong cambiata categoricamente dopo il passaggio alla Cina, un’opera che tocca quasi tutti i generi cinematografici e risulta sovrabbondante ma saprà appagare gli amanti dei B-movie. Perché questo film è puro delirio come probabilmente piace al pubblico locale e agli sfegatati dei prodotti provenienti dal Far East. Io non lo so, per me è stata un’esperienza totalizzante, per tutto il resto… che un nerd mi aiuti!
Vissia Menza