Un film di Chris Butler.
Con Leslie Mann, Anna Kendrick, John Goodman, Casey Affleck, Jodelle Ferland.
Titolo originale: Paranorman.
Animazione, USA 2012 – Universal Pictures
Sinossi
Norman Babcock è un ragazzino undicenne che vive in uno squallido quartiere. A scuola viene preso in giro dai compagni di classe, a casa viene ignorato dalla famiglia. Norman è in grado di vedere e di parlare con i fantasmi, tra cui quello della nonna.
Suo zio prima di morire gli dice che è predestinato a eseguire ogni anno un rito per fermare una strega, in modo da evitare l’arrivo di un’orda di zombie. Spaventato e scosso dalla notizia Norman tenta di leggere la profezia, ma si accorge troppo tardi di aver sbagliato libro. Una nube a forma di strega si leva sopra la città e gli zombie la invadono. Fortunatamente non sarà solo a risolvere la situazione, ma sarà affiancato proprio dalle persone che non credevano nel suo dono.
Recensione
Altro film realizzato dalla Focus Features, dopo Coraline e la porta magica. Come al solito ci ritroviamo a pensare che il dialogo fra adulti e bambini non sia mai sufficiente. Anche in questo movie la pochezza con cui viene trattato un bambino diverso è il perno della novella.
Bambini che risolvono la situazione, bambini più intelligenti e scaltri di adolescenti troppo infervorati da ormoni per comprendere cosa accade loro intorno. Norman ne è ormai consapevole e di fatto ignora la sorella e i genitori, così come i compagni di scuola, che lo trattano come un povero idiota convinto di parlare con i fantasmi, tutto per non aver metabolizzato il lutto della nonna. Nevvero lui li vede sul serio e non solo ha questa capacità innata, è anche un predestinato. Con macabra ironia questa favola prende forma, in una dimensione assai distorta. Il disequilibrio viene messo in risalto nelle forme contorte delle case, degli alberi, ma anche nel viso dei personaggi, dove gli occhi non hanno mai la stessa dimensione, ma viene evidenziata la differenza di proposito. L’eccesso predomina: colori sgargianti e toni promiscui (il bambino che guarda in televisione il sedere della madre mentre fa aerobica, il fratello dell’amico di Norman che si scopre essere gay alla fine del film), adulti cattivi e crudeli, artefici di un delitto orrendo, divenuti vittima della loro martire. Leggende distorte nel tempo, che hanno perso significato in un’era moderna e consumistica come la nostra. Norman pare l’unico in grado di cogliere le giuste sfumature, l’unico a comprendere la situazione, al punto da individuare i buoni e i cattivi (che poi non lo sono più) e aggiustare la situazione, riportando la normalità in una cittadina dove i paesani si sono trasformati in una bolgia assatanata, armata di forconi e mazze da baseball, dove l’istinto di guerriglia urbana prevale sul buonsenso.
Un inizio accattivante, la storia coinvolge, danza fra l’allegoria e un pizzico di paura, per poi diventare un po’ banale, con gag ridicole e situazioni paradossali, tutto per far incastrare la storia e portarla alla giusta conclusione. Mi aspettavo di più, speravo avrebbero osato, c’erano tutte le carte per dar vita a un piccolo gioiello horror per bambini, invece vi sono state delle stonature, forse dei cliché involuti che mi hanno annoiato.
Lo consiglio comunque, nella speranza che i produttori continuino su questa strada, spingendo più sull’horror e sul grottesco, senza però cadere nel ridicolo.