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Filosofia del derby (By Bruce Waine)

Creato il 09 febbraio 2014 da Simo785
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Quando la Roma si confronta con – giusto per fare un nome – il Sassuolo, ad esempio, non c’è motivo di “sentire la partita” come quando gioca con la Lazio. E lo stesso accade al Milan quando gioca con il Livorno e non con l’Inter, e via dicendo. Il che, dunque, sta a significare che le contrapposizioni più dure – o, perlomeno, le sfide più sentite – sono quelle che vedono le squadre misurarsi con chi gli è più simile e più vicino, e non con chi gli è più distante.

D’altro canto questa regola – quella del maggior tasso di conflittualità commisurato alla maggior prossimità – sembra funzionare per cerchi concentrici. Anche quando non si ragiona di un derby, infatti, è constatabile che le partite più tese sono quelle tra squadre che hanno più elementi in comune. Quelle tra la prima e la seconda in classifica, ad esempio, dal momento che entrambe sono in corsa per lo scudetto. O quelle di chi è prossimo alla zona retrocessione, visto che quanti si trovano a quell’altezza della classifica hanno interesse a far sì che in Serie B ci finisca l’avversario (a meno che, ovviamente, non ci siano calcoli economici alle spalle).

Insomma, la filosofia del derby insegna che la conflittualità è più forte quando si è più simili, e non quando si è più diversi.


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