Twin Peaks, su tutti. Senza spoilerare nulla, la malvagità e l’ambiguità fatti finale di serie tv.
"Col cazzo che sposo quella bacchettona frigida di Bree Van de Camp!"
I Soprano non li ho mai seguiti più di tanto, però quel finale lì così sospeso, non lo definirei geniale, ma se non altro è parecchio spiazzante e inaspettato. Cosa più che positiva.
"Mizzega, ma manco un piatto di spaghetti c'hanno, sul menù?
Ci spiace, ma in queste condizioni la serie non può più proseguire."
Lost? La puntata finale di Lost secondo me è stata una puntatona, nel complesso. Peccato ci siano stati quei 10 minuti spiritual-new-age ambientati in Chiesa evitabilissimi che hanno lasciato me (e credo non solo me) parecchio perplesso. L’ultima inquadratura comunque è stata la chiusa perfetta per le 6 memorabili stagioni dello show, quindi alla fin fine è stata una bella fine.
Il finale di Buffy? Epico, divertente e toccante al punto giusto. Niente male.
"Quando c'è da prendere lo scuolabus, Cannibal è sempre in ritardo. Che famo? Lo aspettiamo?"
Dawson’s Creek? Un po’ forzata la morte della povera Jen, giusto per inserire un momento strappalacrime, però la scelta finale di Pacey da parte di Joey, con Dawson Spielberg che si dedica invece a una serie tv, è stata la chiusa perfetta di uno dei triangoloni amorosi più tormentati di sempre.
"Perché proprio io? Non potevano far morire quella scassapalle di Joey?"
Il finale di Friends si è rivelato rassicurante e prevedibile, però da una comedy non è che si potesse pretendere qualcosa di differente.
"Ammettilo, Jennifer: volevi Angelina Jolie come guest-star solo per farla morire, vero?"
24 si è concluso in maniera ottima, anche se forse il miglior finale in assoluto è stato quello della stagione 4, con la finta morte di Jack Bauer.
"Finito 24, prego solo di non finire in qualche assurda serie new-age..."
E il finale di Six Feet Under? Secondo alcuni è la miglior conclusione di sempre, però io non l’ho ancora vista. Prima o poi la recupererò, giurin giurello…
Anche se, almeno per gli americani, uno dei migliori e più sorprendenti finali in assoluto è stato quello della sitcom Bravo Dick (Newhart), in cui il protagonista si sveglia a fianco della moglie che aveva nella precedente serie, Bob Newhart Show, scoprendo in questo modo che tutta la seconda serie è stata… un sogno.
Tutta questa introduzione per giungere a parlare di una serie storica appena arrivata alla sua conclusione…
Desperate Housewives (serie tv, stagioni 1-8) Rete americana: ABC Reti italiane: Fox Life, Rai 2, Rai 3 Creata da: Marc Cherry Cast: Teri Hatcher, Felicity Huffman, Marcia Cross, Eva Longoria, Nicollette Sheridan, Brenda Strong, James Denton, Doug Savant, Ricardo Antonio Chavira, Andrea Bowen, Shawn Pyfrom, Kyle MacLachlan, Jesse Metcalfe, Kathryn Joosten, Mark Moses, Dana Delany, Vanessa Williams, Joy Lauren, Cody Kasch, Richard Burgi, Steven Culp, Alfre Woodard, Rachel G. Fox, Neal McDonough, Drea de Matteo, Mehcad Brooks, Lyndsy Fonseca, Roger Bart, Brian Austin Green, John Slattery, Gale Harold, Nathan Fillion, Dougray Scott, Josh Henderson Genere: la misteriosa vita nei sobborghi Se ti piace guarda anche: Pretty Little Liars, Suburgatory, GCB, Lipstick Jungle, Parenthood, Melrose Place, American Beauty, Cougar Town
"Sì, lo confesso: ho fatto sesso con Cannibal Kid."
In attesa dell’imminente finale di Dr. House, previsto per domani 21 maggio, è arrivata la conclusione delle Desperate Housewives. Nel 2004 si apriva la Golden Age dei telefilm americani, con l’arrivo di Lost, Desperate, House e Grey’s Anatomy. Se l’ultimo va ancora avanti, bene o male, gli altri sono ormai arrivati, o stanno per giungere, a conclusione, chiudendo un ciclo, una maniera di raccontare che ha segnato la tv e non solo la tv. C’è infatti chi sostiene che i serial nell’ultimo decennio abbiano (quasi) preso il posto del romanzo a livello di importanza nel saper raccontare il mondo di oggi. Opinione mica tanto campata per aria.Desperate Housewives ha presentato un gruppo di 4 protagoniste parecchio in antitesi con molti personaggi femminili presentati finora, come le 4 zoccole di Sex & the City, e pure uno stile di vita lontano dalle luci di New York City e più vicino alla normalità della provincia americana. Una normalità comunque relativa e più apparente che reale. Dietro al muretto perfetto di famiglie che sembrano uscite dal Mulino Bianco si possono infatti celare i segreti più sporchi, come già American Beauty ci raccontava. Dietro alla facciata di realismo, in cui gran parte della White America (e non solo) borghese può ritrovarsi, si nasconde una serie in cui si fa sentire forte anche una componente soap, con intrighi sentimentali e famigliari sempre più pazzeschi e improbabili, e una componente mystery dal notevole fascino. Come in un Twin Peaks ambientato dentro il video “Black Hole Sun” dei Soundgarden, ma presentato sotto forma di telenovela.
"Vostro Onore, pure io l'ho fatto..."
Una buona parte della riuscita della serie è dovuto alle 4 protagoniste storiche, mentre le altre sciacquette che sono venute dopo tipo Vanessa Willams o Dana Delany mi rifiuto di considerarle delle desperate vere e proprie. Al massimo posso accettare quello zoccolone di Edie Britt (Nicollette Sheridan), la quinta desperate onoraria. La mia preferita è sempre stata la rossa Bree Van de Kamp (Marcia Cross), uno dei personaggi televisivi (e non solo) migliori degli ultimi anni: una repubblicana conservatrice bigotta vecchio stampo, maniaca della perfezione, una casalinga impeccabile tutta casa & Chiesa che via via rivelerà una personalità sfaccettata e – omioddio! – imperfetta. Spassosa poi la pasticciona Susan Mayer (Teri Hatcher), tranquillizzante Lynette Scavo (Felicity Huffman), muy caliente e pure esilarante nella sua bastardaggine Gabrielle Solis (la Eva Longoria), all’inizio modella superficiale ed adultera, poi (pur)troppo addolcitasi nelle ultime stagioni. La serie c’ha regalato comunque anche qualche personaggio maschile interessante. Meno approfondito rispetto alle protagoniste, ma comunque in grado di regalare una discreta galleria di “desperate househusbands” assortiti, dall’inquietante Paul Young (Mark Moses), allo spassoso Carlos Solis (Ricardo Antonio Chavira), dall’ossessionato farmacista George (Roger Bart), al più casalingo di tutti, Tom Scavo (Doug Savant), più un paio di personaggi che sembrano usciti da una fantasia erotica femminile come Mike l’idraulico (James Denton) e John il giardiniere (Jesse Metcalfe). Attenzione: questi personaggi nella vita reale non esistono, così come le porno-conigliette si trovano solo nella Playboy Mansion. Menzione d’onore anche per Kyle MacLachlan, l’indimenticato agente Dale Cooper di Twin Peaks, qui nelle vesti di nuovo marito di Bree e ovviamente pure lui con la sua buona dose di misteri annessi."Oddio, e noi che pensavamo di essere le uniche nel suo cuore..."
Da una parte le Desperate Housewives si sono rivelate un vero e proprio fenomeno sociale, con milioni di spettatori (soprattutto negli Usa), le protagoniste trasformate in modelli esistenziali e una serie di cloni in formato reality-show con le varie serie di The Real Housewives: The Real Housewives of Orange County, The Real Housewives of Atlanta, The Real Housewives of New Jersey… manca solo The Real Housewives of Abbiategrasso e poi le han fatte tutte. Dall’altra parte, da un punto di vista più strettamente televisivo, Desperate Housewives è stato un gran miscuglio di generi piuttosto rivoluzionario e in grado di essere, almeno per la prima stagione, uno show di livello davvero notevole. Poi via via c’è stato il progressivo declino, ha perso mordente e ironia e le puntate hanno ripetuto in maniera stanca gli spunti e le idee di partenza. La serie di Marc Cherry ha comunque lasciato la sua impronta notevole ed elegante nella storia della tv recente e ha rappresentato un modello di riferimento per diversi show venuti dopo, come i sobborghi diventati protagonisti del divertente Suburgatory (lo dice il titolo stesso), come le Pretty Little Liars, sorta di variante adolescenziale delle desperados, così come la variante texana GCB, la variante MILFone di Cougar Town, la variante fattona di Weeds, etc."Ma, tra tutti, proprio con quel Cucciolo eroico dovevi farlo?"
"È successo una sola volta, Carlos, e non è nemmeno stato un granché..."
"Sono l'unica a non averlo fatto con Cannibal? Basta, mi ammazzo!"
Tra il matrimonio di un personaggio di nessun interesse come quello di Vanessa Williams, la prevedibile reunion di Lynette con Tom, una Gabrielle ormai trasformatasi nella sua variante buonista, il parto della figlia di Susan con tanto di solita scenetta della rottura improvvisa delle acque, una Bree scagionata dall’ennesimo omicidio capitato in quel di Wisteria Lane, il finale ha regalato poche emozioni. La chiusa con il riassuntone finale delle vite future delle housewives è sembrato campato lì così, in maniera affrettata, mentre la scena con i vari morti della serie è stato il momentone new-age stile finale di Lost. E pure in questo caso se ne poteva fare a meno. Visto che in un buon finale di serie che si rispetti qualcuno deve morire per forza, qui hanno scelto di non sacrificare nessuna delle housewives, ma di far morire la simpatica vecchina Karen McCluskey (Kathryn Joosten), una che è un miracolo fosse rimasta viva per tutte le 7 stagioni precedenti. E non a caso il momento della sua morte sulle note di “Wonderful! Wonderful!” di Johnny Mathis è stato il momento più toccante e genuinamente bello del gran finale. Anche se più che un gran finale, si è rivelato un finale disperato. Non poteva essere altrimenti. (voto alla serie 7+/10 voto all’episodio finale 6-/10)