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Finalmente vi racconto...

Da Mammagiovane
Qual'è l'incubo peggiore di chi ha un appuntamento nel quale la puntualità è il miglior biglietto da visita?
Arrivare in ritardo.
Proprio quello che ho fatto io stamattina. Il mio primo giorno di università.
E non sto parlando di un università di città dove c'è un via vai continuo di studenti.
No. La mia è una classe di 30 anime. Come ritornare alle superiori in pratica.


Dopo una notte insonne, mi sono svegliata un ora prima della partenza.
Sono uscita da casa in perfetto orario. Ma nessuno mi aveva detto che il parcheggio destinato a noi universitari non era quello principale ma in un campo più lontano, con un posto neanche a pagarlo.


Arrivo al campus sotto gli occhi incuriositi degli studenti veterani e uno di loro fa strada a me, che ho il cartello "matricola" che luccica sulla mia fronte come un cartello pubblicitario di Las Vegas.
Entro nella struttura, nuova di pacca, 10 porte tutte chiuse e tutte perfettamente uguali, nessuno che si sia preso la briga di attaccare un cartellino con scritto " 1° anno" (non sia mai che lo scotch ne rovini l'estetica). Le apro quasi tutte, ma nessuna si apre. Esco, rientro, apro le porte che non avevo provato e finalmente trovo quella giusta.
Aula piena zeppa, 2 segretarie, 4 docenti che mi guardano e non accennano un sorriso.
Sbiascico un " buongiorno, scusate il rit..." e sgattaiolo nella prima sedia vuota, seconda fila a destra, primo banco.
I professori si presentano come "sotto questo aspetto si nasconde una perfetta stronza",  e l'altro " dicono di me che sono una carogna" ..ecco, cominciamo bene.
L'aria comincia a farsi pesante sia metaforicamente che oggettivamente. Nessuno apre le finestre io rischio quasi il collasso.
La mia situazione psicologica crolla quando mi viene presentato l'orario delle lezioni, diverso da come me lo avevano descritto in segreteria così come i semestri di lezioni i quali orari e regole cozzano irreversibilmente con il mio essere mamma.
Detto in breve: mi devo ritirare.
A parte il fatto dei 13 esami ogni semestre, il tirocinio che non avrei potuto frequentare tutto d'un fiato ma solo saltuariamente per poi recuperarlo "quandononloso", ci si mette il fatto che il secondo semestre, causa lavoro della suocera, non potrei affatto frequentare ed essendo questo un corso di laurea a frequenza obbligatoria, va da se che non passerei l'anno.


Ve lo dico così freddamente ma non potete immaginare come io mi sia sentita in classe e come mi sento ora: stavo quasi per svenire, i pensieri negativi mi hanno fatto perdere la lucidità e stavo veramente per sbattere la testa sul banco per la perdita dei sensi.
Da una parte sono devastata, devastata dal non poter sfruttare delle occasioni, devastata....
Finisce così questo post scritto 17 giorni fa. Scoppiai a piangere e me ne andai a dormire disperata.
Avevo gettato la spugna.
Poi  la notte che porta consiglio.
Mi sveglio carica, riposata  e rilassata. Vedo le cose sotto un'altra prospettiva. Tutto mi appare più chiaro.
Ebbene, da quel giorno frequento finalmente l'università.
Mi piace da impazzire, i compagni sono fantastici, le materie appassionanti.
Alzarmi alle sei e mezza la mattina non mi pesa. Sistemare casa prima di andare a dormire non mi pesa. Studiare mentre mia figlia smonta casa non mi pesa. Farmi il mazzo il triplo di prima non mi pesa....
Incrociate le dita per me e auguratemi che tutta questa carica mi segua per i prossimi ...uhm....3, 4 anni...

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