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Financial times - italia, i cambiamenti delle politiche di austerita' sono solo chiacchiere

Creato il 08 maggio 2013 da Pasquale Mattera @pasqualem85
FINANCIAL TIMES - ITALIA, I CAMBIAMENTI DELLE POLITICHE DI AUSTERITA' SONO SOLO CHIACCHIEREIn un' articolo sul Financial Times,Wolfgang Münchau dice la sua sulle politiche di austerità, a cui il nuovo presidente del consiglio Letta, ed il suo governo, ha dichiarato di voler mettere un freno: come al solito saranno solo chiacchiere, rimpiazzando la parola austerità con un' altro vocabolo più morbido da digerire per il popolo. 
Fino a quando terminerà la durata dell' Euro. 
Una critica seria verso un progetto, quello del nuovo governo italiano, pieno di buoni propositi, ma che nelle condizioni in cui versa l'Italia (tra trattati e patti europei), non potranno mai essere mantenuti. Di quanto dichiarato, resterà solo la propaganda, e nulla intaccherà le politiche di consolidamento fiscale (pareggio di bilancio) intraprese dall' Italia. E niente potrà arrivare dalla Germania in termini di espansioni di bilancio, e quindi di aiuti, perchè anch'essa impegnata ne più e ne meno quanto l'Italia. 
Ma anche se cosi non fosse, figuriamoci se poi la Germania accettasse di aiutare proprio quelle nazioni da cui lei ha accumulato i maggiori surplus (ha esportato più di quanto ha importato).
Ovviamente critiche di questo tipo potrete anche scordarvelo di leggerle o ascoltarle in Italia, ed il perchè va ricercato nella classifica sulla libertà di stampa. 
(riporto la traduzione)
Di Wolfgang Münchau
"Vi è un gran parlare in Europa sul fatto che l'austerità potrebbe presto finire. Le elezioni italiane hanno spaventato i politici in altre parti del Sud Europa. La Commissione europea è sembrata anche comprensiva. Di conseguenza, mi aspetto di vedere un piccolo cambiamento. Tuttavia, il principale cambiamento non sarà la politica in sé, ma il modo in cui viene Un buon esempio della strategia anti austerità, è uscito dai discorsi fatti la scorsa settimana dal nuovo presidente del consiglio italiano, Enrico Letta. Ha inveito contro l'austerità, ma allo stesso tempo ha sottolineato il suo impegno a mantenere gli obiettivi di bilancio dell'Italia, come se le due cose sono in qualche modo correlate. (SANTE PAROLE)
Egli ha in programma di sospendere una tassa di proprietà impopolare (l' IMU), che se fosse abolita creerebbe un buco di bilancio di 8 miliardi. Ora stiamo sentendo che il suo governo sta lavorando a una imposta sostitutiva per colmare questa lacuna. 
La mia ipotesi, è che l'Italia dovrà probabilmente attenersi al piano di riduzione del deficit strutturale. Tuttavia, poiché la crescita economica sarà inferiore a quella prevista in precedenza, c'è una buona probabilità che i disavanzi nominali superino gli obiettivi prefissati. La novità più probabile nella politica sarà quella di permettere che questi supermanti accadano, almeno in parte. 
Per vedere più in dettaglio perché il cambiamento sia cosi limitato, si deve comprendere l' ampiezza dell' austerità nei bilanci 2012 e 2013. Il saldo strutturale per l'Italia era -3.6 per cento del prodotto interno lordo nel 2010 e -3,5 per cento nel 2011. Tuttavia, nel 2012 è abbassato al -1,3 per cento, secondo i dati di aprile World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale. 
La previsione per il 2013 è per un altro salto al -0,2 per cento del PIL. Quindi, l'aggiustamento cumulato nel 2012 e nel 2013 (rispetto al 2010) dovrebbe attestarsi intorno al 3,4 per cento del PIL. 
Questa estrema correzione (manovra) fiscale ha causato la recessione in atto, la cui entità è stata sottovalutata sia dalla Commissione europea che dal precedente governo italiano (Monti).
Cosa succederà adesso? Responsabili politici europei hanno una certa flessibilità per innescare una clausola nel quadro della governance economica della zona euro, che consente loro di adeguare gli obiettivi durante le recessioni (in corso d'opera). 
L'eurozona ha percorso una lunga strada da quando la regola consisteva in un 3 per cento inflessibile di disavanzo. La regola del 3 per cento si è fermata (c'è ancora), ma l'obiettivo principale è ora sui deficit strutturali. Questo è un miglioramento, ma nel contesto in cui è applicato rimane prociclico, sebbene non nella stessa misura di prima. Inoltre, l'Italia può anche essere sollevata dalla procedura per i deficit eccessivi il che fornirebbe una maggiore flessibilità per il rilascio di fondi per investimenti che sono attualmente bloccati. 
La moderazione dell' austerità offre un' ulteriore vantaggio. Ci saranno meno danni collaterali da tagli alla spesa frettolosamente decisi d'Italia. Il governo italiano ha applicato l'austerità non consumando tanto meno, ma semplicemente tagliando i servizi. L' Italia ora ha bisogno di introdurre una nuova legge per consentire la ripresa di tali spese. 
L'effetto di un cambiamento di strategia è quindi maggiore di zero, ma non ancora molto. La eurozona ontinua a muoversi verso il consolidamento di bilancio, a differenza degli Stati Uniti, il Regno Unito e Giappone. In questo modo la politica fiscale continuerà ad avere un effetto negativo sulla crescita. 
Se la zona euro fosse orientata sul serio ad una inversione a U rispetto all' austerità, l'unico modo efficace durante la recessione, per i paesi creditori, sarebbe quello di espandere le loro posizioni di bilancio (allentare la morsa fiscale). L'esatto opposto di quello che accade. 
La Germania, un paese che dispone di margini di manovra fiscali molto più ampi dell’Italia, ha intrapreso politiche di consolidamento fiscale di dimensioni quasi simili. Tra il 2010 e il 2012 il miglioramento netto cumulato del saldo strutturale è pari al 2,5 per cento del PIL. Italia e Germania sono entrambe progettati per registrare l'equilibrio strutturale (pareggio di bilancio), più o meno, tra quest' anno ed il 2014. 
In nessun modo la Germania, in particolare, accetterà uno stimolo fiscale (spendere di più) per il bene dei paesi dell'Europa meridionale (Italia, Spagna, Grecia ecc..). Questo perché la stessa Germania si è autoingessata, facendo passare una legge di bilancio equilibrato che richiede al governo, a tempo indeterminato, dei saldi di bilancio vicini allo zero... 
Il patto di bilancio europeo (Fiscal Compact), un trattato intergovernativo che è entrato in vigore a gennaio, fornisce molto meno flessibilità, per i paesi che cercano di raggiungere i loro obiettivi di riduzione del disavanzo, di quella che hanno in virtù di accordi precedenti. 
Sotto il fiscal compact, l'Italia sarà tenuta a rimborsare il debito del valore di oltre il 2 per cento del PIL ogni anno (per 20 anni fino a raggiungere un debito pubblico del 60% rispetto al PIL). Per raggiungere tale obiettivo, l'Italia avrà bisogno di ricorrere a grandi avanzi strutturali, per quasi una generazione. 
Quindi, se si vuole mettere fine all' austerità, è necessario iniziare abrogando il Fiscal Compact e modificare alcune delle leggi in merito al coordinamento delle politiche fiscali. Non credo che questo possa accadere. La mia conclusione è che l'austerità continuerà, ma verrà semplicemente presentata con parole più caldi (e morbide).
E durerà per tutto il tempo che durerà l'euro". Il Click Per un Blog Utile

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