Il Financial Times di oggi ha riportato la notizia di una possibile class action contro Facebook.
Il social network e colosso di Menlo Park sarebbe accusato di aver monitorato i messaggi di posta privata degli iscritti per vendere dati a fini pubblicitari.
Si tratta della prima azione legale di questo tipo contro Facebook e assomiglia molto a quella intrapresa contro Google (accusata di raccogliere dati mediante il servizio di posta elettronica Gmail).
Secondo il Financial Times la causa intentata negli USA potrebbe portare ad un risarcimento di 10 mila dollari per utente coinvolto.
Il largo uso della class action durante gli ultimi vent’ anni ha costretto il mondo finanziario e giuridico ad abituarsi all’uso di questo tipo di strumento legale.
La “class action”, azione di classe, è uno strumento mediante il quale vengono trattati (in un unico processo) interessi o diritti cosiddetti “diffusi”, perchè interessano un largo numero di persone. La prima e più famosa class action è quella americana, che ha aspetti del tutto peculiari e differenti rispetto allo stesso isituto esistente nel nostro paese. Il primo e celebre caso fu quello che riguardò la Chevrolet Corvair, nel 1960. Ralph Nader riuscì a dimostrare che la vettura aveva la tendenza a sbandare ad alta velocità per un grave difetto di progettazione, ottenendo così un lauto risarcimento. Da allora sono stati moltissimi i casi di grandi multinazionali che hanno visto la propria immagine macchiata da una causa legale di questo tipo. Sono divenute note le cause degli anni ’90 contro la Philip Morris, accusata di fare pubblicità ingannevole e di introdurre sostanze additive nel tabacco delle sigarette. In alcuni casi la condanna prevedeva finanziamenti a campagne antifumo e modifiche radicali del marketing, in altri casi si trattava di risarcimenti ai fumatori morti di cancro.Sempre negli anni ’90 e nei primi anni 2000 furono celebrati – e vinti – processi contro altre grosse multinazionali come Pacific & Gas Company e Firestone ( accusata di aver montato gomme difettose su alcuni modelli Ford).
Non è ancora completamente definita, invece, la causa contro la British Petroleum per il disastro ambientale provocato dalla fuoriuscita di petrolio dalla Deep Horizon. La somma patteggiata come risarcimento per danni subiti da umani e da flora e fauna marina non è stata ancora stabilita nella sua interezza.Questo nuovo, possibile, caso giudiziario potrebbe avere una portata e un eco molto vasti.
Si deve però ricordare che non tutte le class actions dei cittadini contro le grosse multinazionali hanno dato esito positivo per i presunti danneggiati. Allo stesso modo, non sempre le condanne sono state così alte da risultare effettivamente punitive.
L’effetto dell’azione di classe, però, è spesso più profondo di una semplice condanna pecuniara. Può intaccare l’immagine di un’azienda forzandola a cambiare la propria politica più di quanto possa fare la più alta delle multe.