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Ma
rtedì Il Sole 24 Ore si lanciava un’intemerata in difesa della moneta unica, attaccandone i
critici con questo tono: «L’euro ha sette vite. Finora tutte le Cassandre, da Roubini a Greenspan,
da Soros a Lagarde, hanno fatto cilecca. Ecco le loro frasi celebri... tutte sbagliate. Roubini:
“L’euro ha sei mesi di vita”. Soros: “L’Europa è un morto che cammina”. Feldstein: “L’euro?
Riporterà la guerra in Europa”. E ora chi paga per le previsioni sbagliate e i danni fatti agli Stati
sovrani?».
Ora, ho troppo rispetto per i colleghi de Il Sole 24 Ore per pensare che credano veramente a
tutto quanto scritto sul loro giornale e, soprattutto, non vedano nelle politiche finora messe in
campo per salvare artificialmente l’euro il rischio di una gigantesca bolla obbligazionaria già in
creazione da almeno tre anni, qualcosa che potrebbe tramutare il botto delle dot.com in un mero
e innocuo innesco di stop loss.
Parliamoci chiaro, in questo momento lo spread basso fa comodo a tutti ed è frutto della
garanzia implicita della Bce, stante il quadro macro da Paese sub-equatoriale dell’Italia (a meno
che l’Ocse non sia diventata un’organizzazione di pericolosi sovversivi). Spread basso vuol dire sì
minori interessi da pagare sul debito che emetteremo, ma anche - e soprattutto - aumento del
valore dei titoli che le banche italiane hanno acquistato a rendimenti stellari con i soldi all’1%
della Bce, insomma si imbellettano per un po’ i bilanci. Tanto, non so se l’avete capito, a questo
governo interessano solo le banche - vedi Mps, tra i cui capolavori va annoverato, oltre
l’acquisto di AntonVeneta a prezzi folli, anche l’errore nella copertura dal rischio tassi sul suo
enorme portafoglio di titoli di Stato tramite derivati, con il risultato che 25 miliardi di titoli
rendono solo 65 milioni, lo 0,26% -, non altro.
Io ho la quasi certezza che l’asta di Btp a 5 e 10 anni della scorsa settimana sia stata “edulcorata”
dall’intervento della Bce, attraverso il back-door funding, tanto per mandare un segnale chiaro ai
mercati, spedendo lo yield ai minimi quasi pre-crisi e preparando il calo elettorale dello spread in
favore di telecamere di lunedì, con Monti gigioneggiante a Lione. Cosa sia questa strategia è
presto detto. Il “backdoor funding scheme” è un schema di finanziamento che passa dall’ingresso
secondario e viaggia dalla Bce verso le banche operanti sul mercato primario della aste,
sottoforma di garanzie di riacquisto affinché comprino occultamente per suo conto titoli,
aumentando artificialmente la domanda e quindi abbassando il rendimento da garantire. Ovvero,
le banche comprano anche ciò che in condizioni normali di mercato non acquisterebbero -
almeno non a quel rendimento - su garanzia della Bce, la quale ricompra gli stessi titoli subito
dopo sul mercato secondario.
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