Torniamo all’età della pietra. Abbiamo il nostro simpaticissimo e pelosissimo antenato che si aggira per procacciarsi il cibo, corre per non essere LUI il cibo e sta attento alle calamità naturali che potrebbero mandarlo al creatore. Il nostro simpaticissimo e pelosissimo antenato ha una paura fottuta degli uragani, che lo possono scaraventare a centinaia di metri di distanza rompendogli tutte le ossicina. Non parliamo poi delle alluvioni e dei maremoti, da poco ha iniziato a camminare su due zampe, figuriamoci se ha avuto il tempo di iscriversi in piscina per imparare l’ABC dello stile libero, e anche se lo avesse fatto, non avrebbe comunque scampo contro la forza incontenibile dell’acqua. Ogni tanto poi sente un tremolio sotto i piedi e inizia a ridere, a quei tempi lo chiamavano “il solletico di madre natura”. La terra trema, si ferma un attimo, ma poi continua a cacciare e ad essere cacciato, a costruire utensili e ad accoppiarsi per popolare quel mondo che gli sembra scarsamente abitato. Se ne frega del terremoto perché non deve temere che gli caschi un traliccio in testa. Il terremoto non uccide. Ad uccidere sono le strutture artificiali che non reggono. Ad uccidere è il malaffare che c’è dietro quelle strutture. Ad uccidere è l’interesse a vedere quegli edifici sgretolarsi sulla testa di povere persone, per poi costruire e sedersi all’opulento banchetto delle ricostruzioni. Ma col terremoto ci si può convivere. Lo sanno bene molte nazioni del mondo ad alta sismicità. Lo sanno i giapponesi che, mentre l’Italia piangeva le vittime di un terremoto di magnitudo 5.8, hanno affrontato delle scosse di magnitudo 6.2, senza meritarsi nemmeno un rigo affianco la pagina degli spettacoli. E lo sanno anche in California, dove sulla faglia di Sant’Andrea ci costruiscono la Transamerica Pyramid, il grattacielo simbolo di San Francisco, 260 metri di altezza, senza che dia segni di cedimento di fronte all’intensa attività sismica di quella zona. Le vittime di questi giorni non sono tanto vittime del malaffare, degli edifici pericolanti. Sono vittime di una classe dirigente impreparata culturalmente a confrontarsi con la i fenomeni ambientali, immersa in un determinismo tecnocratico, che non considera affatto la variabile naturale. E allora terremoti, alluvioni, neve copiosa non sono avvenimenti da prevenire, ma sfighe calate dall’alto. Perché qui tutto va bene…finché splende il sole. Ago